No Tav, le richieste del pm: oltre 70 anni, rischia il carcere anche una 72enne

Val di Susa. Per gli scontri durante la manifestazione del luglio 2015, chiesti 70 anni complessivi di pena. Per la 72enne Nicoletta Dosio e altre sedici persone

TORINO. Solo due anni fa Armando Spataro, procuratore capo di Torino, chiese la revoca degli arresti domiciliari di Nicoletta Dosio: la donna, oggi settantaduenne, violava da tempo la sua detenzione – il suo processo era nelle fasi iniziali – e rivendicava il senso politico dei suoi continui allontanamenti da casa. Divenne un caso nazionale, sfuggito di mano al Tribunale di Torino che non poteva trascinare in carcere, come misura cautelare per altro, un’anziana signora, già docente di greco e latino presso il liceo di Bussoleno.

Le misure restrittive che colpirono la signora Dosio e altri facevano seguito agli scontri del luglio 2015, quando il cancello del cantiere di Chiomonte fu attaccato e in parte danneggiato. Fu una manifestazione di massa e l’attacco giunse dopo una lunga marcia in una giornata torrida. Il Tribunale del riesame accolse la richiesta di Armando Spataro.

Il processo è proseguito e ieri sono giunte le richieste di condanna: per Nicoletta Dosio e altre sedici persone il pubblico ministero Antonio Rinaudo ha chiesto oltre settanta anni di carcere. Da molto tempo il Movimento NoTav non incorreva nel rischio di condanne così pesanti: per due imputati sono stati richiesti 7 anni, 8 mesi e 15 giorni.

Nicoletta Dosio, come sempre al lavoro nella sua osteria di Bussoleno, ieri commentava: «Non sono preoccupata per nulla per quanto riguarda la mia persona. Lo Stato italiano dovrebbe invece esserlo se pensa di reprimere una lotta trentennale mandando in galera una donna di settantadue anni. Quello che ho fatto, l’ho fatto con convinzione. Ciò che mi stupisce è la gravita delle richieste di condanna per i ragazzi. È solo l’ultimo colpo di coda di una giustizia che ci ha sempre e solo represso, senza mai ascoltarci. Ma la mia lotta e quella movimento vanno avanti, senza paura».

La dura richiesta di condanne giunge nel momento in cui il movimento No Tav abbandona la via filogovernativa e torna ad avvicinarsi fisicamente al cantiere, con azioni non violente volte a impedire il prossimo allargamento.

I lavori nel cratere di Chiomonte proseguono, nonostante le smentite degli ufficiali di collegamento del M5S presenti sul territorio, che assicurano che presto dal ministero giungeranno buone notizie.

Ieri sera, presso la «Borgata 8 dicembre» si è svolta un’assemblea popolare operativa che ha deciso come rispondere materialmente alla nuova richiesta di condanne da parte del Tribunale di Torino.

* Fonte: Maurizio Pagliassotti, IL MANIFESTO

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