Casa. La manifestazione del Movimento per il diritto all’abitare si conclude dentro la Basilica di Sant’Andrea delle Fratte, nel centro di Roma
Quelli che da anni si sentono sacrificati sull’altare della malapolitica, ieri mattina un altare se lo sono presi. Quello della Basilica di Sant’Andrea delle Fratte, al centro di Roma, ad una spicciolata di passi dalla sede nazionale del Pd. Un centinaio di esponenti dei Movimenti per il diritto all’abitare ieri mattina si sono mossi insieme, insieme sono scesi dalla metro, fermata piazza di Spagna. Come un gruppo di turisti qualsiasi hanno sfilato lungo la Barcaccia, si sono confusi con la folla e hanno raggiunto Via Sant’Andrea delle Fratte dove, sul piccolo sagrato, con striscioni, tende da campeggio e megafoni, hanno annunciato che non se ne sarebbero andati fino a che non avessero avuto una data certa per la convocazione in Regione di un tavolo sull’emergenza abitativa nella capitale. Uomini, donne, diversi bambini, per la maggior parte migranti, si sono seduti tra i banchi e sui gradini che portano al tabernacolo.
Una donna, tra i candelabri, innalza un cartello: «Il popolo dei poveri è vivo e respira». Vicino a lei, un ragazzo, viene dall’Eritrea e ha ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato politico. «Come si fa ad avere una casa?», chiede appoggiato alla balaustra che delimita il coro.
Nel corso della mattinata, viene confermata la notizia che il prossimo 15 febbraio è stata garantita l’attuazione della delibera n. 18 del 15 gennaio 2014 contenente il piano straordinario per l’emergenza abitativa. Una delibera, promossa dall’assessore Refrigeri, che prevede, oltre allo stanziamento di 250 milioni di euro, il recupero del patrimonio immobiliare e l’acquisizione – a prezzi calmierati- dell’edilizia privata. I movimenti, per quella data, si sono dati appuntamento sotto il palazzo della Regione per assicurarsi che le nuove promesse non si traducano – ancora una volta – in lettera morta. Soddisfatto del risultato si è detto Paolo Di Vetta, il portavoce dei blocchi precari metropolitani, secondo cui l’accelerazione sui tempi è stata il frutto del combinato disposto dell’azione – a carattere fortemente simbolico- di ieri e della violenza, il giorno prima dello sgombero -a colpi di idrante- dell’occupazione lampo da parte di Action di un immobile in Via Ostiense 333. Si chiede una «moratoria giubilare degli sfratti e degli sgomberi» e se questo è l’anno del giubileo straordinario della Misericordia si pretende allora che di misericordia davvero si tratti.
Misericordia nel senso di interventi socialmente mirati nei confronti di tutti coloro che, nella morsa della crisi, faticano a ricollocarsi. Molti di loro sono gli stessi che il 27 febbraio dell’anno scorso, alla vigilia del comizio di Matteo Salvini, avevano occupato la Chiesa di Santa Maria del Popolo, nell’omonima piazza. In quell’occasione erano stati violentemente sgomberati. Questa volta, avendo ottenuto delle risposte, hanno lasciato la Chiesa da soli senza che la polizia li trascinasse fuori, di peso.
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