Milano, Colombo non ci sta: «Solo la sinistra mi sta stretta»

Colombo

Comunali. L’ex pm Gherardo Colombo rinuncia a candidarsi. No anche di Felice Besostri

L’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo declina l’invito della sinistra a candidarsi a sindaco di Milano. L’ipotesi, che aveva iniziato a circolare qualche giorno fa, aveva suscitato non poche aspettative tra quanti riconoscevano in lui un profilo in grado di raccogliere consensi al di là dell’angusto recinto della testimonianza, e di sparigliare le carte di un centrosinistra già orfano della lista fu Balzani, un bel pezzo del quale continua a ritenere Beppe Sala indigeribile. Ma poiché a sinistra ogni giorno ha la sua pena, 24 ore dopo il rifiuto dell’ex candidata alle primarie Francesca Balzani a guidare la lista arancione voluta da Pisapia in appoggio a Sala, arriva anche quello di Colombo a farsi leader della possibile alternativa di Milano in Comune. Motivato e articolato. «Credo che la direzione e il senso del mio impegno non siano in questo momento in sintonia con il ruolo di sindaco – spiega – che peraltro dovrebbe prevedere il supporto di una squadra di persone scelte con anticipo e ponderazione, competenti e fidate, con le quali condividere un percorso così importante per i cittadini».

Non solo. La proposta arrivata «mi porrebbe nella posizione, almeno nella percezione generale, di chi esprime la sola sinistra nella città – prosegue poi – Una posizione in cui non mi riconosco». Insomma, troppo tardiva e troppo identitaria come proposta, dice Colombo, per essere accettabile. Mica è finita. A cascata, ritirano la propria disponibilità anche l’architetto Luca Beltrami Gadola e l’ex senatore ed avvocato anti-Italicum Felice Besostri, il cui nome era stato fatto negli ambienti laici della sinistra socialista, e che avrebbe voluto «mettersi al servizio della candidatura di Colombo per una lista unitaria, civica, alternativa, che raccogliesse anche la sinistra e l’opinione democratica e progressista per fare barriera alla destra in un secondo turno», come spiega lui stesso. Un effetto domino disastroso, insomma.

A questo punto, l’unica ipotesi per l’area resta quella di Curzio Maltese, giornalista di Repubblica ed anche europarlamentare per la lista L’altra Europa con Tsipras, che si è già detto disponibile per costruire «un’opzione alternativa che non sia di sola rappresentanza», dice il segretario di Rifondazione Matteo Prencipe. L’investitura ufficiale dovrebbe arrivare oggi. «È compito della politica dare risposte e invogliare al voto le persone che Sala non lo voteranno mai», dice Basilio Rizzo, presidente del Consiglio comunale. Contrastare l’astensione, dunque, e colmare il vuoto di rappresentanza a sinistra, che certo non nasce con la candidatura di Sala ma che lui non può che allargare, sono i principi cardine. «È un problema profondo, la crisi del centrosinistra a Milano è molto più grave di quanto appaia», dice Prencipe. Il paradosso è che a questa voragine di rappresentanza di migliaia di elettori milanesi corrisponda il fuggi fuggi dal ruolo di rappresentanti: i più corteggiati, almeno, hanno già dato forfait. E, se per la lista a sinistra una soluzione è già in campo, per la lista arancione sembra ancora tutto in salita. Dopo il gran rifiuto di Balzani a guidarla, di cui plurime interviste rilasciate non hanno chiarito i motivi, la nebbia resta fitta (lunedì è previsto un incontro tra Sel, Verdi e quel che resta del movimento arancione per diradarla), mentre Sala tenta il difficile rammendo, e già oggi vedrà Sel e comitati civici.

Alle primarie di febbraio, è bene ricordarlo, la vicesindaco Balzani uscita fuori dal cilindro di Pisapia arrivò seconda col 34% dei voti, un bottino da cui Sala non può prescindere. L’altra sera, in un confronto con i balzaniani (lei assente, ma presente il suo grande sponsor Stefano Boeri), ha parlato di «equivoci» e cercato di focalizzarsi sui programmi, rispetto ai quali «tutte queste grandi differenze tra noi non ci sono». Due i punti di divergenza, sui quali mr Expo non concorda ma che si dice disposto a discutere, l’estensione di Area C (il centro interdetto al traffico se non a pagamento) e i mezzi pubblici di superficie gratuiti. “Se le differenze sono queste – conclude – per me non sono differenze: ci si mette intorno ad un tavolo e in un giorno si trova la sintesi”. Difficile dargli torto.

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