Continuano a dividere le sorti del Memoriale italiano ad Auschwitz ed il suo trasferimento l’anno scorso, dalla fredda Polonia all’Auditorium Ex3 di Gavinana a Firenze
Rovina o museo della memoria? Continuano a dividere le sorti del Memoriale italiano ad Auschwitz ed il suo trasferimento l’anno scorso, dalla fredda Polonia all’Auditorium Ex3 di Gavinana a Firenze. Da una parte la proprietà ovvero l’Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) che assieme al Comune di Firenze e la Regione Toscana, nell’ex auditorium fiorentino hanno in progetto di realizzare un Museo della memoria. Dall’altra l’accademico di Brera prof. Sandro Scarrocchia che senza mezzi termini indica lo spostamento come la rovina della memoria. Che le esigenze della memoria e le forze che le formano siano tutt’altro che statiche, lo dimostra proprio il Memoriale. Quando venne realizzato nel 1980, simbolo in Auschwitz della memoria italiana della deportazione e dello sterminio, i contorni della narrazione italiana corrispondevano con le esigenze di quella polacca e si caratterizzavano per uno spirito di fratellanza politica e ideologica. Anche oggi le due narrative nazionali concordano ma questa volta per la sua chiusura. Entrambe ritengono inopportuni infatti ( in Polonia sono considerati fuori legge) i richiami artistici al comunismo quali il volto di Gramsci, la falce e il martello, l’Armata Rossa volutamente inseriti nel memoriale realizzato dallo scrittore Primo Levi, sopravvissuto di Auschwitz, Lodovico Belgiojoso, architetto e sopravvissuto di Mauthausen, Pupino Samonà, pittore, Luigi Nono, musicista, Nelo Risi, poeta e regista. La dichiarazione con la quale la Direzione del Museo di Auschwitz-Birkenau ne ha decretato la chiusura, declassandolo a opera d’arte priva di qualsivoglia valore didattico-pedagogico, cozza brutalmente con l’appello firmato da numerosi accademici, artisti, architetti nonché importanti esponenti del mondo ebraico, col quale chiedevano che l’opera rimanesse in Polonia. Un appello rivolto al governo polacco ma anche a quello italiano che a sua volta non ha fatto alcuna resistenza, da Prodi a Renzi, al revisionismo storico polacco.
Chi il giorno della memoria dovesse recarsi ad Auschwitz dunque anche quest’anno troverà solo una porta sbarrata. L’accademia di Brera lo scorso dicembre ha proposto uno workshop sul tema ” Memoria del memoriale” come riflessione sul rapporto tra memoria ed arte. Tra i protagonisti il prof. Sandro Scarrocchia, accademico di Brera, che per anni si è battuto strenuamente contro lo spostamento del Memoriale, promuovendo appelli sottoscritti da Università, istituzioni e personalità della cultura italiana e internazionali ” Il Memoriale a Cavigana costituisce la rovina della memoria. Un controsenso maggiore non si poteva avere – dichiara – badiamo bene il problema non è Cavigana, sarebbe stato uguale se fosse stato spostato a Milano o a Palermo. Con la estromissione del Memoriale da Auschwitz, ora questo monumento è diventato vicario di se stesso. Non è più qualcosa di originale: dal memoriale il visitatore avrebbe dovuto guardare dalle finestre ciò che resta di Auschwitz. Cosa guarderà ora da Gavinana? La periferia di Firenze? “.
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