Neofascisti e ultrà i mercenari italiani in Ucraina

La magistratura al momento contesta il reato di arruolamento illecito di guerra al servizio di uno stato estero

GENOVA. Quella scritta comparsa sul muro di una chiesa di La Spezia — “Anna Frank non l’ha fatta Frank” — accompagnata da una svastica, poi le altre nei pressi di un centro per migranti sono state il filo rosso che ha portato i carabinieri del Ros a imbattersi su un gruppo di foreign fighter italiani, finiti a combattere per Vladimir Putin contro l’Ucraina. Il resto l’hanno fatto i social network, dove alcuni soggetti, tutti vicini all’ultradestra e alla Lega Nord, hanno postato le loro foto sui campi di battaglia, imbracciando mitra, accanto ai guerriglieri filo russi. Tant’è che la Procura di Genova ha indagato dieci persone. La magistratura al momento contesta il reato di arruolamento illecito di guerra al servizio di uno stato estero. Per la legge italiana sono mercenari. Per le autorità di Kiev, che hanno dato mandato al loro ambasciatore a Roma di presentare una denuncia, sarebbero almeno 25: una lista redatta dai servizi segreti ucraini.

Neofascisti italiani che scelgono di andare a combattere nell’esercito del Donbass, la regione che si è staccata dall’Urss ma la cui popolazione è ad alta percentuale russa e vorrebbe tornare sotto Mosca, tanto che la situazione politica ha portato alla guerra civile. Tra loro Andrea Palmeri, di 38 anni, storico capo degli ultrà della Lucchese. Già condannato in contumacia a due anni di carcere dalla Corte di Appello di Firenze per associazione a delinquere, latitante, sul suo profilo Facebook si definisce neo- fascista e posta le foto del Duce, perciò complimentato dagli amici. Per il pm Federico Manotti (pool antiterrorismo) e per il procuratore capo Francesco Cozzi sarebbe l’uomo su cui ruota il gruppo finito sul fronte Ucraino- Russo. Nella curva della Lucchese lo chiamano “Il Generalissimo”, per i magistrati genovesi sarebbe l’arruolatore dei foreign italiani e l’anello di collegamento tra questi ed i Lupi di Putin.
Nel fascicolo genovese, come ha raccontato l’Espresso lo scorso anno, oltre Palmieri sono finiti altri due combattenti italiani e un ucraino. Si tratta di Antonio Cataldo, di 33 anni, nato a Nola, in Campania, e Gabriele Carugati, trentenne di Cairate. Quest’ultimo è un’ex guardia giurata di un centro commerciale lombardo e sua mamma è l’ex segretaria della Lega Nord della cittadina comasca. Sui social, oltre alle foto del radunodi Pontida 2015, pubblica anche la sua in tuta mimetica; dice di trovarsi a Donetsk, una delle due città più importanti della regione ( patria della squadra di calcio Shaktar).
Cataldo è invece un ex militare che vanta esperienze di guerra in Libia, sul suo profilo Facebook dice di essersi addestrato in Russia e di avere scelto il fronte separatista filorusso per soldi. In ambienti nazifascisti italiani si parla di 50mila euro per l’arruolamento in prima linea. La Procura di Napoli tempo addietro lo aveva indagato per terrorismo, ma poi ha archiviato il caso con una motivazione che esclude le finalità eversive.
Tra chi è finito sotto indagine dalla Procura e dal Ros vi è pure il moldavo Vladimir Verbitchii, nome di battaglia ” Parma”. Per un certo periodo ha abitato nella città emiliana e sostiene di aver partecipato come paracadutista ad addestramenti in Emilia Romagna, condotti da militari italiani.
L’inchiesta genovese potrebbe sembrare il culmine di un percorso investigativo iniziato tempo fa. In realtà è solo l’inizio: «Nelle prossime ore ci saranno altri importanti sviluppi», si è limitato a dire ieri il procuratore capo Cozzi.

* Fonte: giuseppe filetto e marco lignana, LA REPUBBLICA

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