La sinistra internazionale riparte da Sanders e Varoufakis

L’appello per una nuova alleanza sovracontinentale e progressista sarà lanciato a New York il prossimo 30 novembre

Sinistra. «Chiunque abbia interesse a lottare contro la povertà ed è saldamente ancorato a una visione internazionalista è un nostro interlocutore», dice il leader di Diem25 al manifesto

Se ne parlava da mesi. Adesso la notizia è arrivata: il 30 novembre comincia ufficialmente l’internazionale progressista di Yanis Varoufakis e Bernie Sanders. I due outsider della sinistra radicale – il primo a capo di Diem25, il secondo leader del movimento Our Revolution, nato come risposta left all’elitarismo del democratic party – lanceranno da New York un appello per costruire una nuova alleanza sovracontinentale contro l’oscena fioritura di fascismi e nazionalismi.

Dinanzi alla riconfigurazione globale del neoliberismo su posizioni nazionaliste e xenofobe, il nuovo soggetto si rivolge a partiti, movimenti, organizzazioni interessati al ribaltamento dell’attuale sistema-mondo per rilanciare le parole d’ordine della giustizia globale, della lotta alla povertà, del salvataggio in extremis di un ecosistema sventrato dalle mani, tutt’altro che invisibili, del mercato.

Un umanesimo che rimastica le stesse parole che animarono, più di 15 anni fa, le lotte che da Seattle a Genova ci regalarono le ultime fotografie di un’utopia a portata di mano. Un programma guardato con interesse anche dal neo presidente del Messico Lopez Obrador, che punta a creare un vasto e solido schieramento radicale.

«Non è il momento adatto per assecondare le divisioni. Chiunque abbia interesse a lottare contro la povertà ed è saldamente ancorato a una visione internazionalista è un nostro interlocutore e noi il loro», ci dice Varoufakis al margine di una conferenza stampa dove la crisi dell’«Europa di Francoforte», la stessa che ha decretato la fine del sogno nato dal referendum greco del 2015, è un’evidenza.

Che fare? L’ex ministro delle finanze greco non ha dubbi: dialogare con tutti i partiti, con le associazioni, con i movimenti, con chi vuole tenere assieme l’Europa. Perché a volerla disgregata, spiega, sono solo gli attuali leader che sono pronti a sacrificarne la tenuta sull’altare dell’austerity che affama e chiude le frontiere

Cita proprio il caso Brexit per sottolineare che se la working class britannica ha detto no al suo progressivo sfruttamento a favore delle oligarchie finanziarie non è certo per antieuropeismo: è semplicemente una lotta di classe. A chiedergli cosa ne pensa dello scontro italiano contro le regole di Maastricht di Salvini non esita a rispondere: «L’attuale governo italiano e la Commissione europea perseguono gli stessi fini: redistribuire la ricchezza a favore di chi è già ricco. Lo scontro è in atto solo apparentemente: il governo italiano non è davvero interessato a ridiscutere gli accordi per combattere la crescente povertà, per aprire i confini, per incrementare le misure sociali smantellate da anni di ferreo liberismo. Questo conflitto è una fake news, buona solo per fare propaganda e al massimo per ottenere vantaggi fiscali per i più agiati».

La lotta alla povertà è anche lotta per la libera circolazione delle persone. Non riconosce i confini il progetto di Varoufakis. «Sì, sono un genuino internazionalista. Sono contro ogni confine e sono marxista. Sostengo e apprezzo ogni iniziativa capace di far circolare una cultura dell’accoglienza. Mediterranea, i sindaci che proclamano aperti i porti alle navi che hanno soccorso i migranti, sono l’Europa a cui guardo».

E così la vicenda di un comune piccolo come Riace, del suo sindaco che ne ha fatto casa del mondo, la nave che infrange le onde del razzismo, incarnano e rilanciano il sogno glocal che dobbiamo ricominciare a frequentare.

* Fonte: Graziella Durante, Giovanna Ferrara, IL MANIFESTO

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