G8 di Genova, i giudici francesi rinviano decisione sull’estradizione

G8. Vincenzo Vecchi si era reso irreperibile dopo una pesantissima condanna per «devastazione e saccheggio». È stato arrestato l’8 agosto scorso a Rochefort en Terr

Adesso potrebbe tornare in libertà (vigilata) in attesa della sentenza definitiva

«Grazie alla mobilitazione popolare e al lavoro della difesa abbiamo evitato che Vincenzo Vecchi fosse estradato in Italia oggi stesso. Adesso confidiamo nella sua scarcerazione fino alla sentenza definitiva», afferma l’avvocato Maxime Tessier, uno dei due legali del 46enne italiano arrestato l’8 agosto scorso in Francia per gli strascichi delle vicende giudiziarie legate al G8 di Genova del 2001.

IERI POMERIGGIO si è tenuta a Rennes, nella regione nordoccidentale della Bretagna, la seconda udienza per l’ultimo manifestante riuscito a fuggire dalle pesantissime condanne rese esecutive dalla Cassazione il 13 luglio 2012. A Vecchi erano stati inflitti 12 anni e mezzo. Insieme a lui altri nove manifestanti, tutti giudicati colpevoli di «devastazione e saccheggio» per un totale di oltre 100 anni di carcere. Una sentenza che in tanti hanno definito una «vendetta di Stato».

DOPO LA SENTENZA l’uomo si era reso irreperibile, al pari di Jimmy Puglisi e Luca Finotti arrestati rispettivamente nel 2013 e nel 2017 in Spagna e Svizzera. In passato Vecchi aveva ricevuto anche un’altra condanna con lo stesso capo d’imputazione per gli scontri avvenuti durante un corteo antifascista a Milano, l’11 marzo 2006. In quel caso, era stato arrestato in flagranza di reato, ma tra la prigione preventiva, alcune misure cautelari e un successivo indulto ha di fatto scontato la sua pena. La latitanza dell’uomo è finita due settimane fa nel piccolo comune di Rochefort en Terre, dove viveva da circa otto anni.

«LA CORTE ha accettato la richiesta di integrazione di informazioni presentata dalla difesa nella precedente udienza del 14 agosto – continua l’avvocato Tessier – Nel mandato d’arresto europeo ci sono diverse lacune e manca perfino la sentenza definitiva sui fatti di Genova. Inoltre la giustizia italiana deve chiarire se quella condanna è ancora esecutiva ed eventualmente quali condizioni di detenzione affronterebbe Vecchi. Ha tempo fino a ottobre». Un’altra mezza buona notizia è arrivata rispetto all’istanza di scarcerazione. «Il giudice non ha detto sì, ma non l’ha neanche rifiutata», afferma Tessier. Nei prossimi giorni il ministero della Giustizia francese effettuerà dei controlli nel paesino in cui risiedeva Vecchi, per verificare le garanzie di alloggio offerte da numerosi amici e la possibilità di utilizzare il braccialetto elettronico per la sua sorveglianza. Su questo punto la decisione dovrebbe arrivare il 24 settembre.

FUORI DAL TRIBUNALE di Rennes si sono radunate circa 200 persone, come durante la prima udienza, che hanno accolto positivamente le novità presentate dagli avvocati. Tanti gli striscioni e i cartelli agitati dai manifestanti riuniti con lo slogan: «Né estradizione, né prigione». Subito dopo le comunicazioni, la piazza ha intonato forte il coro: «Libérez Vincenzo». Un piccolo presidio di solidarietà si è tenuto in contemporanea anche a Milano, mentre in diverse città, tra cui Parigi e Morlaix, sono stati appesi striscioni che chiedono la liberazione dell’uomo.

LA MOBILITAZIONE è alimentata dal comitato «Soutien Vincenzo» nato immediatamente dopo l’arresto che ha scioccato la tranquilla comunità di Rochefort en Terre. Nel comune vivono poco più di 600 abitanti e la notizia che uno di loro era stato prelevato da numerosi agenti di polizia la mattina presto, mentre andava a lavoro, è corsa rapidamente di bocca in bocca. Prima gli amici, poi i conoscenti e tanti altri compaesani si sono organizzati per dare sostegno a Vecchi, stabilendo il loro quartier generale nel Café de la pente, uno spazio associativo e solidale. Proprio qui l’uomo partecipava a numerose attività culturali e sociali che lo hanno reso un membro apprezzato della comunità locale. I portavoce del comitato lo descrivono come una persona pacifica e cordiale, immagine ben lontana da quella fornita dai giudici italiani nelle carte dei processi che lo hanno visto coinvolto.

* Fonte: Giansandro Merli, IL MANIFESTO

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