Il Comune di Madrid rimuove il monumento alle vittime del franchismo

Spagna. Il Comune piccona le lapidi volute dalla ex sindaca in cui compaiono i nomi dei 2.934 fucilati dal regime tra il 1939 e il 1944

MADRID. Sta destando molta indignazione, a Madrid, la decisione della nuova giunta municipale targata Pp-Ciudadanos del sindaco José Luis Martínez-Almeida, insediatasi nella primavera scorsa grazie all’appoggio determinante del partito di estrema destra Vox, di smantellare il monumento alle vittime del regime franchista presso il grande cimitero dell’Almudena.
Operai del comune sono entrati due giorni fa nello storico cimitero dell’Almudena, dove si trovano anche le tombe del primo presidente della Seconda repubblica spagnola Niceto Alcalá-Zamora e della pasionaria Dolores Ibárruri, ed hanno iniziato a smontare le grandi lastre di granito su cui erano riportati i nomi di quasi tremila persone fucilate dal regime franchista fra il 1939 e il 1944, negli anni subito posteriori alla Guerra Civile.

Le targhe facevano parte di un memoriale alle vittime della repressione franchista voluto dalla ex sindaca Manuela Carmena. La giunta di sinistra, che ha governato la capitale di Spagna fra il 2015 ed il 2019 grazie ai voti della piattaforma Ahora Madrid (legata in parte a Podemos) e con l’appoggio del Partito socialista, aveva deciso di erigere il memoriale nel febbraio del 2018. L’obiettivo era porre rimedio alla grande anomalia della capitale spagnola, nella quale non c’è quasi traccia di monumenti che ricordino le vittime della repressione franchista.

Il monumento non era ancora completo nella primavera 2019, quando in seguito alle elezioni amministrative la destra è tornata al potere nella capitale. Fin dai primi giorni di mandato, nel luglio 2019, il nuovo sindaco aveva preso la decisione di bloccare i lavori per la costruzione del memoriale perché «non rispettava l’imparzialità». La destra aveva polemizzato anche sulla presenza, nella lista dei quasi tremila morti, di oltre trecento chequistas.

La giunta di Almeida ha deciso di smantellare la parte del monumento che era stata già costruita, e cioè quella in cui compaiono i 2.934 nomi dei fucilati. Fra questi vi sono anche i nomi delle Tredici Rose (las Trece rosas), le tredici giovanissime aderenti alle Gioventù Socialiste fucilate dai franchisti contro un muro del cimitero pochi mesi dopo la fine della guerra, con una accusa di “ribellione” (sulla loro storia il regista Martínez-Lázaro ha girato un film e sono stati scritti diversi libri), o i nomi di diversi sindaci repubblicani.

L’idea dell’attuale giunta è di «unificare il riconoscimento delle vittime di entrambi i lati» estendendo il ricordo alle persone fucilate dal 1936 al 1944 e non solo dal 1939 ad oggi. Il ricordo stavolta sarà «impersonale»: non figureranno i nomi delle persone fucilate.

La foto delle lapidi, rimosse e ammonticchiate per terra nel cimitero, ha subito fatto esplodere l’indignazione delle associazioni che si battono per la memoria delle vittime del franchismo. «Li hanno fucilati di nuovo», ha affermato Tomás Montero, presidente della Asociación Memoria y Libertad. Durissimo anche il Foro por la Memoria, che via Twitter pubblica le foto del monumento smantellato e aggiunge: «L’indegno e vile sindaco di Madrid ha nuovamente fucilato le vittime delle sentenze fasciste del dopoguerra madrileno».

L’estate scorsa, subito dopo l’ingresso del partito di estrema destra Vox nel parlamento comunale, il consigliere e segretario generale della formazione, Javier Ortega Smith, aveva affermato che le Tredici Rose «torturavano e assassinavano vilmente», un falso storico che aveva sollevato una grande ondata di indignazione.

Il 24 ottobre scorso, subito dopo la riesumazione delle spoglie del dittatore Francisco Franco dal grande mausoleo della Valle dei Caduti, il presidente del governo facente funzione Pedro Sánchez si era recato al cimitero dell’Almudena per deporre dei fiori proprio davanti la targa che ricorda le tredici giovanissime donne trucidate dalla dittatura franchista.

* Fonte: Lorenzo Pasqualini, il manifesto

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