Addio a Manolis Glezos, eroe della Resistenza greca

Nel maggio 1941 con un amico, Apostolis Santas, si arrampicò sulle pendici dell’Acropoli e tolse la bandiera nazista dando vita al movimento di resistenza greco

È morto Manolis Glezos. Nel maggio 1941 con un amico, Apostolis Santas, si arrampicò sulle pendici dell’Acropoli e tolse la bandiera nazista dando vita al movimento di resistenza greco. Arrestato durante l’occupazione nazista, riuscì a fuggire dalla prigione, impegnandosi poi nella Resistenza. Figura mitica, riferimento della sinistra greca, anche negli anni recenti, quando venne eletto al parlamento europeo con Syriza. Da cui presto si dimise, preferendo lottare nelle strade assieme al suo popolo contro lo strangolamento della Grecia da parte della Troika e contro il Memorandum che, denunciò, «rende schiavi i greci per interi decenni» (peraltro, lo stesso destino che qualcuno vorrebbe imporre all’Italia nel prossimo futuro).

È stato un personaggio emblematico del miglior Novecento. Tutti i media, giustamente, ora ne ricorderanno tratti di vita. Io voglio ricordarne uno su cui tutti o quasi tutti sicuramente sorvoleranno. Risale all’ottobre del 1977, allorché anche lui, assieme a non moltissimi altri, circondati, controllati e rastrellati da schiere di poliziotti, partecipò alle esequie di Andreas Baader, Gudrun Ensslin e Jan Carl Raspe, i militanti della RAF tedesca, la Rote Armee Fraktion, trovati morti nelle celle di Stammheim. Nell’occasione Manolis ammonì a non sottovalutare la rinascita del nazismo nella RFT e nell’intera Europa di quel tempo. E certamente lui di nazismo se ne intendeva, avendolo combattuto tutta la vita.

Sergio Segio

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