Il cinema di Zap

Paolo Zapelloni. Oggi, 17 ottobre, alle ore 11, alla Casa del cinema (Villa Borghese) per ricordare Paolo Zap

Paolo Zap­pel­loni, o Zap, come lo chia­ma­vamo un po’ tutti nel mondo del cinema, che se ne è andato tre giorni fa e che verrà ricor­dato alla Casa del Cinema dagli amici oggi in tarda mat­ti­nata, con un serio pas­sato di mili­tanza poli­tica, da anni era con­si­de­rato soprat­tutto una sorta di roman­tico ultimo ciné­phile. Qual­cosa in via d’estinzione in que­sti anni dove tutto è visi­bile in dvd e in blue ray e dove, come ben inse­gna Quen­tin Taran­tino, la visione di un film in sala in 35 mm per non dire in 70 mm diventa un momento di alta rivo­lu­zione. Forse anche mag­giore dell’impegno poli­tico negli anni di «Metropoli».

Zap, incu­rante che il mondo era cam­biato e non da ieri, vedeva tutto o quasi tutto come ai bei tempi. Cioè ai bei tempi di quando c’era dav­vero un cinema da andare a vedere in sala. In prima o seconda fila al mas­simo, qual­siasi fosse il film, come face­vamo negli anni ’70 e ’80. Ricordo un giorno che andai a vedere un buffo film su due mondi capo­volti e gli unici spet­ta­tori era­vamo io, Checco Zalone e Zap in prima fila. Poi ven­nero due ragaz­zette. Ma c’erano così pochi film da vedere in que­sti anni, per i suoi gusti, che spesso i pochi buoni se li andava a rive­dere più volte. Zap aveva lavo­rato molto in tv come ricer­ca­tore, in que­sti ultimi anni, met­tendo a pro­fitto la sua ster­mi­nata cono­scenza cine­ma­to­gra­fica, ricor­dava a memo­ria qual­siasi scena del cinema clas­sico e del cinema di genere, ma aveva lavo­rato anche al bel pro­getto di libre­ria mul­ti­me­diale romana Gli Angeli.

Del resto aveva anche una bella e ben tenuta biblio­teca di cinema, con tutte le annate di Variety rile­gate. Una ven­tina d’anni fa aveva anche costruito la video­teca ideale di un arti­sta come Mario Schi­fano. Anzi, con Schi­fano erano pro­prio amici.

Ma soprat­tutto era l’immancabile pre­senza di ogni festi­val, soprat­tutto di Can­nes e di Vene­zia. A Can­nes domi­nava let­te­ral­mente le pro­ie­zioni del mer­cato, veden­dosi, quando ancora aveva un senso vedersi ogni pic­colo hor­ror o avven­tu­roso ame­ri­cano, tutto il pos­si­bile. Per pas­sione e stu­dio. Come tanti di noi. Sdra­iato in prima fila con la cami­cia oltre­modo sbot­to­nata e le infra­dito in bella evi­denza. Un giorno ci liti­gai per colpa del cinema under­ground o udi­grudi bra­si­liano. Mal­grado l’apparenza un po’ da tardo mili­tante di tutto, della cri­tica e della poli­tica, Zap aveva dei gusti cine­ma­to­gra­fici da ciné­phile ultra­bor­ghese che in qual­che modo stri­de­vano con il suo per­so­nag­gio. Gli faceva schifo qual­siasi tipo di cinema spe­ri­men­tale. Non mi andava giù che non capisse il cinema rivo­lu­zio­na­rio bra­si­liano degli anni ’70. Niente, ado­rava soprat­tutto il cinema ame­ri­cano. Tutto. Non sono mai riu­scito a capire perché.

A Vene­zia aveva avuto qual­che pro­blema dopo l’11 set­tem­bre, visto il suo pas­sato diciamo impor­tante ai tempi di Potere Ope­raio, ma poi era ritornato.

Ado­rava il cinema. Era, credo, tutta la sua vita. Pro­prio durante l’ultimo festi­val lo avevo visto in treno, già mala­tis­simo, pronto a sbar­care al Lido. Sapeva esat­ta­mente come stava e aveva deciso di morire al cinema, di fronte a uno schermo. Si era sen­tito male la sera dell’omaggio a Carlo Liz­zani e era stato por­tato all’ospedale e poi era ritor­nato a Roma. Non si sarebbe più ripreso. Ultimo film visto, però, Dona­tella di Carlo Liz­zani. Ottima scelta.

You may also like

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password