Vespa fa entrare Roberto Fiore. Poche parole per introdurlo e subito si sente la voce di Turigliatto. «Dottor Vespa... io ho un problema... mi dispiace molto, ma non posso continuare a rimanere qui». Vespa intuisce: «È una sceneggiata che non le fa onore. Lei sapeva benissimo della presenza di...». Turigliatto, alzandosi e avviandosi verso le quinte dello studio: «È un fascista e...». Fiore, il giorno dopo, fa partire la querela. Che naviga silenziosa negli uffici del Tribunale di Roma, fino alla condanna di Turigliatto">

Il trotzkista Turigliatto: a processo per antifascismo con me compagni e attori

 
 
 
 Vespa fa entrare Roberto Fiore. Poche parole per introdurlo e subito si sente la voce di Turigliatto. «Dottor Vespa… io ho un problema… mi dispiace molto, ma non posso continuare a rimanere qui». Vespa intuisce: «È una sceneggiata che non le fa onore. Lei sapeva benissimo della presenza di…». Turigliatto, alzandosi e avviandosi verso le quinte dello studio: «È un fascista e…». Fiore, il giorno dopo, fa partire la querela. Che naviga silenziosa negli uffici del Tribunale di Roma, fino alla condanna di Turigliatto

 
 
 
 Vespa fa entrare Roberto Fiore. Poche parole per introdurlo e subito si sente la voce di Turigliatto. «Dottor Vespa… io ho un problema… mi dispiace molto, ma non posso continuare a rimanere qui». Vespa intuisce: «È una sceneggiata che non le fa onore. Lei sapeva benissimo della presenza di…». Turigliatto, alzandosi e avviandosi verso le quinte dello studio: «È un fascista e…». Fiore, il giorno dopo, fa partire la querela. Che naviga silenziosa negli uffici del Tribunale di Roma, fino alla condanna di Turigliatto
( Dieci minuti per convincerlo a parlare ). 
«No, guardi, spreca tempo». 
«Lasci stare, davvero». 
«C’è un processo in corso». 
«Mi spiace, il mio avvocato m’ha ordinato di tacere». 
( Ma anche il più tosto degli ultimi trotzkisti, alla fine, cede ). 
«Mhmm… Okay, va bene: sa per cosa vengo processato? Per antifascismo. In tivù, da Bruno Vespa, dissi che Roberto Fiore, quello di Forza Nuova, è un fascista e adesso devo difendermi perché Fiore mi ha querelato. Dice di sentirsi diffamato, offeso. Lui, Fiore. Il capo di Forza Nuova». 
Il compagno Franco Turigliatto, di anni 67, era un pensionato tranquillo nel suo giardino di Rivara, in Piemonte. Rose inglesi di inizio Ottocento da potare e pomodorini biologici rosso fuoco, il rumore della motozappa a coprire i ricordi dei bei tempi andati: tra il 2007 e il 2008 fece tremare il Senato e fu tra quelli che negarono la fiducia al governo di Romano Prodi, minacce serie e sempre mantenute al microfono di Palazzo Madama seduto nello scranno di Rifondazione (da cui fu poi espulso), niente a che vedere con certe sceneggiate comiche delle ultime settimane, tutte urla e niente fatti. 
Poi, una mattina d’ottobre dello scorso anno, suona il postino. 
C’è una raccomandata. 
«Conteneva un decreto penale di condanna per diffamazione: 2.480 euro di multa. Rimasi senza parole. Non ero stato interrogato, nessun giudice mi aveva convocato, nulla mi era stato notificato…». 
Diffamazione. C’è scritto così: «… e offendeva l’onore e il decoro di Roberto Fiore, dicendo esplicitamente che Forza Nuova è una forza politica dichiaratamente neofascista e neonazista». 
Cinque anni prima, Porta a porta (se volete togliervi lo sfizio, potete andarvi a rivedere tutto su YouTube ). 
Turigliatto sta lì seduto, nel filmato sembra di vedere anche Cesare Damiano. Chiacchiere varie, Prodi di qua, Prodi di là, Afghanistan, guerra utile, guerra inutile. 
Din don! 
Vespa fa entrare Roberto Fiore. Poche parole per introdurlo e subito si sente la voce di Turigliatto. «Dottor Vespa… io ho un problema… mi dispiace molto, ma non posso continuare a rimanere qui». Vespa intuisce: «È una sceneggiata che non le fa onore. Lei sapeva benissimo della presenza di…». Turigliatto, alzandosi e avviandosi verso le quinte dello studio: «È un fascista e…». Vespa, furibondo, come sa diventare furibondo certe volte Vespa: «Lei è profondamente scorretto! Buona serata!». 
Fiore, il giorno dopo, fa partire la querela. Che naviga silenziosa negli uffici del Tribunale di Roma, fino alla condanna di Turigliatto. «È il meccanismo del cosiddetto “decreto penale” – spiega l’avvocato difensore dell’ex senatore, Gianluca Vitale – .Per cui quando il giudice ritiene che ci sia l’evidenza della prova e valuta sufficiente una sola pena pecuniaria, può chiedere direttamente la condanna. Ciò accade senza che l’imputato venga mai ascoltato. Insomma, piaccia o no, è la legge che lo prevede, il condannato si vede arrivare la condanna e ha 15 giorni di tempo per decidere cosa fare». 
Turigliatto ha deciso di andare a difendersi in aula. Prima udienza, lo scorso 4 novembre. 
«Mi creda, una mortificazione assoluta» (la voce di Turigliatto quasi trema). 
Ho letto l’appello in sua difesa scritto e firmato da… 
«C’è il regista Ken Loach e c’è Erri De Luca, ci sono Noam Chomsky e un mucchio di parlamentari di Sel, Rifondazione, Syriza e Podemos. Più sindacalisti, docenti universitari e tanti, tantissimi compagni…». 
Lei, dopo l’esperienza di Rifondazione, fu tra i fondatori di Sinistra Critica. Adesso dove fa politica? 
«Sono con Sinistra Anticapitalista e due volte alla settimana continuo ad andare davanti ai cancelli di Mirafiori per ascoltare gli operai, capire i loro problemi…». 
Leon Trotsky al tempo di Matteo Renzi. 
«A Mirafiori ci sono operai che lavorano tre giorni al mese». 
( La preparazione di questo articolo ha consentito la scoperta di una fatto piuttosto curioso. Cercando notizie recenti di Roberto Fiore su Google e finendo dentro Wikipedia, dove trovate biografie di chiunque, da Gigliola Cinquetti a Valerio Fioravanti detto Giusva, alla voce Roberto Fiore c’è scritto: «Questa pagina è stata oscurata e bloccata a scopo cautelativo a causa di una possibile controversia legale». Domanda: cosa c’era scritto su Roberto Fiore in quella pagina? ). 
Fabrizio Roncone

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