Syriza, lo strappo dei giovani

Grecia. Si sono dimessi 37 membri del consiglio centrale dell’organizzazione giovanile del partito: «Sosterremo forze di sinistra, radicali»

A meno di tre set­ti­mane dalle ele­zioni del 20 set­tem­bre, il clima poli­tico torna a sur­ri­scal­darsi: innan­zi­tutto, ci si domanda quali saranno le mosse del nuovo governo, rispetto agli obbli­ghi impo­sti dai cre­di­tori con i tre memo­ran­dum che ha fir­mato il paese. Secondo quanto ripor­tato da Efi­me­rida ton Syn­tak­ton (Quo­ti­diano dei Redat­tori), gli obbli­ghi e i tagli in que­stione, impor­reb­bero decur­ta­zioni alle pen­sioni tali da far par­tire il trat­ta­mento minimo da 150 euro men­sili, per arri­vare a un mas­simo di 600 euro.

Inu­tile sot­to­li­neare che si trat­te­rebbe di un duro colpo per il già pri­va­tis­simo potere di acqui­sto dei cit­ta­dini. Il record nega­tivo di fami­glie vicine o oltre la soglia di povertà (la per­cen­tuale è del 29%) sarebbe cosi desti­nato ad aumen­tare, dal momento che molti nuclei fami­liari rie­scono ad andare avanti gra­zie alla pen­sione degli anziani. Da parte loro, l’ex mini­stro del lavoro di Syriza, Jor­gos Katrou­ga­los e la ex por­ta­voce del governo Olga Jero­vas­sili, hanno smen­tito con forza che ci sia mai stato un piano per ridurre le pen­sioni, soste­nendo che cam­pa­gne di que­sto genere avvan­tag­giano solo il centrodestra.

Ma il quo­ti­diano insi­ste che i tagli ven­gono ela­bo­rati da un «comi­tato di saggi» creato pro­prio da Katrou­ga­los. Nel frat­tempo, men­tre i par­titi stanno ulti­mando le liste elet­to­rali, Syriza deve affron­tare un impor­tante pro­blema interno: 37 mem­bri del con­si­glio cen­trale della sua orga­niz­za­zione gio­va­nile si sono dimessi, assu­mendo una posi­zione molto cri­tica. «Soste­niamo il voto a liste di sini­stra, anti­ca­pi­ta­li­sti­che, radi­cali», in modo che «si possa espri­mere il no, sino in fondo», scri­vono in un loro comu­ni­cato uni­ta­rio gli ex respon­sa­bili della gio­ventù del par­tito di Ale­xis Tsipras.

Il rife­ri­mento al risul­tato del refe­ren­dum del 5 luglio, che chie­deva di non accet­tare altre poli­ti­che di auste­rità impo­ste da Bru­xel­les è palese. Si tratta di svi­luppi che pos­sono essere con­si­de­rati una diretta con­se­guenza della delu­sione espressa chia­ra­mente dai greci che appar­ten­gono, appunto, alle nuove gene­ra­zioni, e che spe­ra­vano, mal­grado le dif­fi­coltà ogget­tive, in una rot­tura netta con il passato.

Que­sta seconda, forte ondata di dimis­sioni segue l’uscita dall’organizzazione gio­va­nile di Syriza, dei mem­bri che hanno pre­fe­rito seguire l’ex mini­stro Lafa­za­nis, nella crea­zione del nuovo par­tito anti –auste­rity, Unità Popo­lare. A rischio quindi la stessa esi­stenza della gio­ventù del par­tito di Ale­xis Tsi­pras. Molti stretti col­la­bo­ra­tori del lea­der della sini­stra greca invi­tano i gio­vani «a riflet­tere bene, su cosa signi­fi­che­rebbe con­se­gnare il governo del paese alle destre, in una fase come questa».

Che il momento sia molto deli­cato, lo testi­mo­niano anche i dati dell’ ultimo son­dag­gio della società demo­sco­pica Pulse, secondo i quali a Syriza andrebbe il 26% delle inten­zioni di voto, men­tre i con­ser­va­tori di Nuova Demo­cra­zia seguono a ruota con il 25%. La terza forza poli­tica, secondo il son­dag­gio, è il par­tito neo­na­zi­sta di Alba Dorata, men­tre sono, sostan­zial­mente alla pari — con il 5% — i comu­ni­sti orto­dossi del Kke, i cen­tri­sti del Fiume e i socia­li­sti del Pasok, che si pre­sen­tano insieme alla pic­cola for­ma­zione Sini­stra Demo­cra­tica. Molti ana­li­sti poli­tici obiet­tano che, come è avve­nuto anche a gen­naio, il dato di Syriza potrebbe essere stato sottostimato.

Ma secondo infor­ma­zioni gior­na­li­sti­che, nel caso in cui Syriza non dovesse rag­giun­gere la mag­gio­ranza asso­luta dei seggi, si sta­rebbe trat­tando per arri­vare ad una pos­si­bile col­la­bo­ra­zione con i socia­li­sti del Pasok, gui­dati da Fofi Jen­ni­matà. Per ora, ovvia­mente, ogni pos­si­bile svi­luppo rimane aperto. Quello che è ormai certo, è che il con­fronto tele­vi­sivo tra Ale­xis Tsi­pras il pre­si­dente del cen­tro­de­stra di Nuova Demo­cra­zia, Van­ghe­lis Mei­ma­ra­kis, è stato fis­sato per il 14 set­tem­bre, negli studi della tele­vi­sione pub­blica Ert. A pochi giorni di distanza, si dovrebbe tenere anche il dibat­tito con la par­te­ci­pa­zione di tutti i lea­der poli­tici, eccetto il capo di Alba Dorata, Nikos Micha­lo­lia­kos. E i neo­na­zi­sti hanno già minac­ciato di occu­pare gli studi televisivi.

Sono in molti a doman­darsi, se dopo le ele­zioni, ci potranno essere degli spazi per una qual­che forma di riav­vi­ci­na­mento tra Syriza e i fuo­riu­sciti di Unità Popo­lare. Il loro lea­der, Lafa­za­nis, ieri è tor­nato a smen­tire «qual­siasi pos­si­bi­lità di col­la­bo­ra­zione con forze che sosten­gano i memo­ran­dum di auste­rità». I punti prin­ci­pali del pro­gramma del par­tito di Lafa­za­nis sono la fine dell’austerità e dei memo­ran­dum, l’annullamento dei tagli a pen­sioni e sti­pendi e l’aumento dello sti­pen­dio minimo. Se per riu­scirci, fosse neces­sa­rio un refe­ren­dum per l’uscita, oltre che dall’Euro, anche dall’Ue, Unità popo­lare ha già chia­rito che, se andrà al governo, non avrà pro­blemi a promuoverlo.

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