Merola e Digos sgomberano Atlan­tide

Bologna. Dopo un anno di trattative, blitz all’alba. Oggi alle 15 corteo di protesta. Duro l’assessore alla cultura Ronchi: «Patti non rispettati». E lancia un progetto per «mandare a casa i dirigenti del Pd

Bologna. Dopo un anno di trattative, blitz all’alba. Oggi alle 15 corteo di protesta. Duro l’assessore alla cultura Ronchi: «Patti non rispettati». E lancia un progetto per «mandare a casa i dirigenti del Pd, una disgrazia per la città». Le attiviste: «Saremo ovunque»

BOLOGNA. Sgom­bero all’alba per Atlan­tide. Alle sei del mat­tino di ieri forze dell’ordine in assetto anti som­mossa hanno prov­ve­duto a libe­rare lo spa­zio bolo­gnese «da per­sone e cose», così come pre­vi­sto nell’ordinanza di sfratto del sin­daco di Bolo­gna, il demo­cra­tico Vir­gi­nio Merola. Nove atti­vi­ste si sono fatte por­tare fuori di peso dagli agenti. All’esterno del Cas­sero di Porta Santo Ste­fano, da anni abi­tato da col­let­tivi e gruppi queer, fem­mi­ni­sti e punk, un cen­ti­naio di atti­vi­ste e atti­vi­sti hanno dato vita prima a un pre­si­dio, poi a un cor­teo fino alle Due Torri.
Per que­sto pome­rig­gio alle 15 Atlan­tide lan­cia un nuovo «grande cor­teo cit­ta­dino». «Saremo ovun­que», dicono le atlan­ti­dee che pro­met­tono «un’onda che debor­derà in tutta la città» e pra­ti­che crea­tive per «sma­sche­rare il pink washing del Comune, che parla di diritti lgbt e poi sgom­bera». Se Atlan­tide per il momento affonda (ma le atti­vi­ste pro­met­tono di ripren­dersi pre­sto uno spa­zio), a seguirla potrebbe essere il cen­tro sini­stra bolo­gnese, visto che la città si sta riem­piendo di pro­getti per “man­dare a casa” il Pd.

Lo sgom­bero di Atlan­tide arriva dopo un anno di trat­ta­tive por­tate avanti dall’assessore alla cul­tura Ron­chi, un dia­logo archi­viato in un attimo con un avviso di sfratto affisso sul por­tone del Cas­sero, pro­prio men­tre le atti­vi­ste sta­vano trat­tando con l’assessore negli uffici comu­nali. «Se vogliono uno spa­zio devono farsi asso­cia­zione e pas­sare da un rego­lare bando», è stata la linea pro lega­lità del sin­daco e del suo par­tito. Pec­cato che in città siano nume­ro­sis­simi i casi di asse­gna­zione diretta di spazi, e per giunta senza nem­meno la neces­sità di farsi asso­cia­zione. Addi­rit­tura, nel caso degli ultras, la giunta ha prov­ve­duto a rego­la­riz­zare a tempi di record un’occupazione. «I tifosi por­tano voti, Atlan­tide no», dicono i mali­gni. Certo è che almeno nei con­fronti dei col­let­tivi queer e punk la lega­lità è stata usata come una clava.

Occu­pata nel 1998, rego­la­riz­zata e rico­no­sciuta dal cen­tro sini­stra nel 2008, Atlan­tide è stata messa a bando durante la gestione com­mis­sa­riale di Anna Maria Can­cel­lieri, e la cosa fu per­ce­pita in città come un avviso di sfratto. Poi, sotto la gestione Merola, una trat­ta­tiva fatta di alti e bassi, avvisi di sfratto e dichia­ra­zioni con­ci­lianti. Fino alla firme di un pre­ac­cordo in cui l’amministrazione comu­nale rico­no­sceva anche poli­ti­ca­mente i col­let­tivi, e pre­met­teva loro una sede nuova.

A far sal­tare tutto un com­bi­nato dispo­sto fatto di inda­gini della pro­cura sul man­cato sgom­bero, pres­sioni della destra locale arri­vate fino in par­la­mento, lun­gag­gini buro­cra­ti­che e il lavoro ostru­zio­ni­stico della destra Pd.

A chiu­dere la que­stione la Digos inviata dai pm in Comune, un’azione che ha man­dato all’aria una trat­ta­tiva che nono­stante tutto sem­brava a un passo dalla chiu­sura. «Non mi fac­cio denun­ciare per Atlan­tide», ha detto il sin­daco giu­sti­fi­cando così l’avviso di sfratto. Le suc­ces­sive dichia­ra­zioni dei demo­cra­tici locali («rispet­tino le regole come tutti») hanno fati­cato non poco nel coprire il disa­stroso fal­li­mento poli­tico rap­pre­sen­tato da una trat­ta­tiva durata un anno e poi abor­tita all’ultimo minuto. Tant’è vero che prima di essere cac­ciato dal sin­daco, l’assessore alla cul­tura Ron­chi ha dichia­rato di «pro­vare ver­go­gna» per un’istituzione «che non rispetta i patti». A sgom­bero ese­guito ha ripreso parola Merola, che ha par­lato di «lega­lità ripri­sti­nata». «Ora – ha detto il sin­daco — ogni dia­logo è pos­si­bile, se si capi­sce che biso­gna ripar­tire dalle regole».

Si vedrà se Atlan­tide riu­scirà a con­qui­stare uno spa­zio in città o vorrà ripren­dere la trat­ta­tiva, nel frat­tempo però a finire nel caos è il cen­tro sini­stra. Nella pri­ma­vera del 2016 i bolo­gnesi dovranno sce­gliere il nuovo sin­daco, e l’alleanza Pd-Sel attual­mente al governo sem­bra sem­pre più un ricordo del passato.

L’assessore Ron­chi ha lan­ciato ieri un pro­getto per «man­dare a casa la classe diri­gente del Pd, una disgra­zia per Bolo­gna e un pro­blema per il sin­daco». La capo­gruppo di Sel, Cahty La Torre, sem­bra inte­res­sata. «Se si aggre­gano forze con un pro­getto di governo, e non solo unite dal livore per il Pd, que­sto può far bene alla città. Credo che Sel dovrebbe starci». Sel, o quel che ne rimane visto che i quat­tro ven­do­liani in Comune sem­brano tutto fuor­ché uniti. Nel gioco potreb­bero entrare i civa­tiani di Elly Schleyn, la Coa­li­zione civica di Mauro Zani e l’area poli­tica, tutta da misu­rare, che gra­vita attorno al lea­der del tpo Gian­marco De Pieri.

La lista anti-Pd (ma non anti Merola, «amico mal con­si­gliato») imma­gi­nata da Ron­chi ali­menta il sogno di Lega e 5 Stelle: por­tare Merola al bal­lot­tag­gio e poi batterlo.

Quel che suc­ce­derà in un even­tuale secondo turno è impos­si­bile da pre­ve­dere. Certo è che un pre­ce­dente non manca: nel 1999 un cen­tro­si­ni­stra ris­soso con­se­gnò «Bolo­gna la rossa» nelle mani della destra. «Vin­cerà la Lega? La colpa sarà tutta della classe diri­gente di que­sto Par­tito demo­cra­tico», dice un bel­li­coso Ronchi.

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