A Cuba è tempo di cambio generazionale

Cuba

Cuba. Domani al via il VII congresso del Partito comunista alla ricerca di nuove leadership

L’AVANA Milioni di cubani guardano, chi con speranza chi con scetticismo, al VII Congresso del Partito comunista di Cuba (Pcc) che inizia domani. Probabilmente sarà l’ultimo che si svolgerà sotto la direzione dei due fratelli Castro che hanno segnato la vita dell’isola dalla vittoria della Rivoluzione, castrista appunto, nel gennaio del 1959. Il lider maximo, che dieci anni fa ha lasciato le redini del governo e poi del partito ma che è rimasto la figura di riferimento, quest’anno compirà 90 anni. È dunque difficile ipotizzare che Fidel svolga un ruolo attivo nel prossimo congresso, previsto tra cinque anni. Da parte sua, Raúl ha già annunciato che lascerà la presidenza alla scadenza del suo mandato, nel febbraio 2018. Non è chiaro se intende lasciare anche la carica di primo segretario del Pcc, di fatto il vero posto di comando a Cuba, ma anche per il più giovane dei Castro il tempo rema contro: nel 2021 avrà infatti 90 anni.

Anche gli altri leader «storici» della rivoluzione che occupano la leadership del partito – e del governo- sono in gran parte ultraottantenni. Dunque, anche se non è ufficialmente annunciato, i circa mille delegati – in rappresentanza dei 720 mila iscritti al Pcc- dovranno porre le basi per quello che nell’isola viene definito «il cambio generazionale» della Rivoluzione. E lo faranno in una fase critica per Cuba: dovranno infatti decidere sulla qualità e ampiezza delle riforme economiche già in corso, ovvero su quanto e come aprire al settore privato l’economia dell’isola e su come gestire «da un punto di vista rivoluzionario» la nuova fase storica di normalizzazione dei rapporti con gli Stati uniti, foriera di grandi opportunità economiche, ma anche di pericoli. Il Congresso, infatti, avrà un «convitato di pietra» assai scomodo: il presidente Barack Obama che nel corso della sua recente visita a Cuba ha lanciato un messaggio chiaro e recepito soprattutto dai giovani e che preoccupa il vertice politico.

Ovvero di mettere in cantina il passato e di guardare al futuro secondo un’ottica di riforme di stampo liberista che avranno il sostegno degli Stati Uniti. Per questa ragione, per la prima volta, alcuni militanti hanno pubblicamente espresso il loro disaccordo sul fatto che non vi sia stata una adeguata «discussione di base sulla preparazione delle (sei) tesi congressuali» e sul fatto che le decisioni verranno prese da un migliaio di delegati. Insomma, è stata espresso, seppur implicitamente, il timore che si tratti di un Congresso «blindato» dal vertice del partito, nel quale Fidel conserva un forte peso. E infatti è stato proprio il lider maximo che in due occasioni, con un articolo diffuso da tutti i media e poi con un’improvvisa comparsa in publico dopo otto mesi di assenza, ha espresso chiaramente e duramente di rifiutare la «mano tesa» di Obama, se questo significa mettere da parte il socialismo cubano.

Fidel è stato chiarissimo: «Cuba non ha bisogno di aiuti» e ce la può fare da sola. Insomma, è stata versata acqua sul fuocherello di chi auspica che nel Congresso si discuta di un’accelerazione delle riforme economiche e si augura che si discuta anche di riforme politiche del sistema socialista cubano. I sei documenti che saranno discussi nel Congresso riguardano: la valutazione dell’economia cubana nel quinquiennio 2011-2015; l’analisi del grado di realizzazione dei Lineamenti (della riforma economico-sociale del socialismo cubano) approvati nel VI Congresso; l’«attualizzazione» di questi Lineamenti per il periodo 2016-2021; la «concettualizzazione» del modello economico e sociale di sviluppo socialista (in corso a Cuba); il programma di sviluppo economico fino al 2030; la valutazione degli obiettivi tracciati dalla Conferenza nazionale del Pcc nel 2012.

Secondo dati ufficiali solo il 21% delle misure previste dai Lineamenti è stata completamente attuata e poco più del 40% sarebbe in corso di attuazione. Dunque, afferma l’analista Enrique Lopez Oliva, i documenti in discussione «costituiscono un prolungamento di quanto deciso cinque anni». E anche il tragitto con cui i documenti-tesi sono stati decisi, ovvero senza una vera discussione di base – come era avvenuto con i Lineamenti- e con un esame «del tutto formale» da parte dei mille delegati e di un centinaio di intellettuali legati al governo, «fanno pensare a tesi blindate che al massimo avranno qualche cambiamento formale dal Congresso». Anche altri analisti «indipendenti» ritengono che le misure di «flessibilizzazione» dell’economia si svolgeranno comunque all’interno di una sorta di capitalismo di Stato – alla cinese- e con una netto appoggio alla formazioni di cooperative per contenere lo sviluppo del settore privato.

Altri analisti , invece, sostengono che le tesi congressuali, formulate prima della visita a Cuba del presidente Obama, risentiranno delle conseguenze dell’impatto che la medesima ha avuto, soprattutto tra i giovani dell’isola. Dunque che il Congresso dovrà comunque esaminare un accelerazione delle riforme economiche che permettano sia di proseguire nella normalizzazione con gli Usa e di contrastare – seguendo le indicazioni di Fidel- le sirene liberiste evocate dal presidente nordamericano sia di far fronte a una crisi economiche che ha forti impatti sociali.

In questo ambito il Congresso dovrà anche dare indicazioni su quali leader gestiranno questa nuova fase. Una prima misura potrebbe essere la designazione di un nuovo secondo segretario del Pcc. L’attuale, Ramón Machado Ventura esponente di punta degli «ortodossi» del partito, compie 86 anni e si dice non verrà riconfermato. Se questa previsione si avvererà, la nomina del suo sostituto darà indicazione dei rapporti di forza all’interno de Pcc. Se poi Raúl Castro deciderà nel 2018 di ritirarsi anche dalla direzione del partito, il suo sostituto diventerà il «numero uno» del paese. Proprio questa situazione spiega l’ermetismo sul prossimo eventuale candidato. Il generale Alvaro López Miera, capo di Stato maggiore della Forze armate, che ha «solo» 72 anni, potrebbe essere un candidato ben posizionato per scalare il vertice del Pcc.

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