In Ucraina una «Guantanamo» gestita da neofascisti

L’ex agente segreto Prozonov svela l’esistenza di prigioni speciali gestite dal battaglione Azov presso il fronte del Donbass

Veleni sul voto. E sulle presidenziali di domenica prossima si sbilancia: «Vince Poroshenko, è troppo esperto di frodi»

In Ucraina ci sarebbe una vera e propria Guantanamo gestita da neofascisti non lontano dal fronte del Donbass dove dal 2014 si combatte la guerra tra Ucraina e le milizie delle autoproclamate repubbliche. A svelarlo ieri in una conferenza stampa a Mosca l’ex funzionario dei servizi segreti ucraini dal 1999 al 2018, Vasily Prozorov, ora disertore.

Secondo Prozonov all’interno dell’aeroporto dalla città di Maryupol, nel Donbass controllato dal governo Poroshenko, sarebbe attiva una prigione segreta dove sarebbero stati torturati e uccisi molti combattenti nemici. Nel gergo dell’intelligence ucraina queste prigioni sono denominate «biblioteche» e i prigionieri «libri». Secondo Prozorov «sono delle vere camere dell’orrore, quella che conosco io ha iniziato a funzionare dall’inizio del 2017 e vi sono passate almeno 300 persone e almeno due delle quali sono morte dopo sevizie. Ma ne esistono sicuramente altre».

L’ex agente ucraino sostiene anche che il famigerato battaglione Azov composto da volontari neonazisti e operante sul fronte orientale avrebbe anche proprie prigioni speciali, di cui si sa pochissimo. Il battaglione Azov a quanto afferma Prozorov si sarebbe macchiato di massacri di civili inermi e «agisce praticamente in completa autonomia non rispondendo ai vertici della guardia nazionale ma solo ed esclusivamente all’onnipotente ministro degli interni Arsen Avakov». Quest’ultimo, ormai da tempo, gioca una sua autonoma partita politica: solo la scorsa settimana ha accusato il presidente Poroshenko di compravendita di voti nell’attuale campagna elettorale, senza che questi abbia avuto il coraggio di dimissionarlo. Inoltre a Kiev per Prozorov sono presenti stabilmente dal 2005, un vasto contingente di agenti della Cia che dimorerebbero appena fuori dalla capitale.

L’Azov e le formazioni di estrema destra sembrano finalmente destare qualche perplessità anche nel distratto mondo delle cancellerie occidentali. Dopo che il Dipartimento di Stato Usa aveva denunciato il ruolo di gruppi come Nazkorp (braccio politico dell’Azov) e S14, sabato è stata la volta dei ministri degli esteri del G7 a lanciare «l’allarme fascismo», sollecitando però paradossalmente proprio chi tira i fili delle violenze in Ucraina a intervenire per porre un freno a una situazione da tempo sfuggita di mano: «Invitiamo Arsen Avakov ad agire contro i gruppi violenti di estremisti politici che potrebbero minacciare di impedire il prossimo voto e usurpare il ruolo della polizia nazionale ucraina, e prendere in considerazione la possibilità di metterli fuori legge» si legge nel documento dei ministri.

A proposito di elezioni i giornalisti hanno voluto chiedere all’ex agente segreto ucraino chi secondo lui vincerà le prossime presidenziali. La sua risposta è stata lapidaria: «Credo le vincerà Poroshenko: ha una vasta esperienza in frodi e ha sotto il suo controllo tutte le risorse finanziarie del paese», ha dichiarato Prozorov.

* Fonte: IL MANIFESTO

 

image: MrPenguin20 [Public domain]

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