La Corte europea dei Diritti Umani condanna la Spagna: ricordare l’Eta non è reato

Il Tribunale Europeo dei Diritti Umani è tornato ieri a condannare il Regno di Spagna, censurando stavolta la condanna inflitta dall’Audiencia Nacional al dirigente della sinistra indipendentista basca Tasio Erkizia nel maggio 2011

Il Tribunale Europeo dei Diritti Umani è tornato ieri a condannare il Regno di Spagna, censurando stavolta la condanna inflitta dall’Audiencia Nacional al dirigente della sinistra indipendentista basca Tasio Erkizia nel maggio 2011.

Nel dicembre 2008 Erkizia intervenne in un atto organizzato nel comune di Arrigorriaga (Biscaglia) per celebrare la figura di José Miguel Beñaran «Argala» a trent’anni dalla sua morte; il dirigente marxista dell’Eta, accusato di aver fatto parte del commando che nel 1973 aveva ucciso a Madrid il capo del governo e delfino di Franco, Luis Carrero Blanco, fu assassinato nel 1978 in un attentato realizzato nel Paese Basco francese dal cosiddetto “Batallón Vasco-Español”, uno dei nomi utilizzati dagli squadroni della morte spagnoli attivi contro l’insorgenza basca da metà anni ’70 fino al 1987.

La celebrazione costò a Erkizia una condanna – confermata nel 2016 dal Tribunale Costituzionale – ad un anno di reclusione per «incitamento al terrorismo» e l’interdizione dai pubblici uffici per 7 anni.

Ora però, giudicando che la Spagna ha violato l’articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, il Tribunale di Strasburgo ha annullato la sentenza in quanto l’intervento di Erkizia rientrava all’interno del legittimo esercizio della libertà d’espressione. La CEDU ha anzi condannato Madrid a risarcire il dirigente della ezkerra abertzale per un totale di 11.000 euro tra danni e spese processuali.

La sentenza – passata con 4 voti a favore e 3 contrari – segnala che, pur celebrando la figura dello scomparso dirigente dell’Eta, il contenuto delle parole di Erkizia mostra che «non aveva intenzione di incitare alla violenza o alla difesa del terrorismo», «né direttamente né indirettamente»; al contrario, dice la CEDU, l’ex dirigente di Herri Batasuna e parlamentare regionale basco dal 1984 al 1998 difese nel suo intervento «l’uso di strumenti democratici per ottenere gli obiettivi politici della sinistra indipendentista basca».

Del resto di lì a poco – il 20 ottobre 2011 – l’Eta avrebbe dichiarato la fine dell’attività armata per poi annunciare lo scioglimento nel 2018. Il Tribunale europeo conclude giudicando che «l’ingerenza delle autorità pubbliche nel diritto alla libertà d’espressione del ricorrente non può essere considerata «necessaria in una società democratica».

* Fonte: Marco Santopadre, il manifesto

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