«Grand Hotel Coronda», parlano i prigionieri della dittatura argentina

Il libro degli ex carcerati sopravvissuti e riuniti nel Collettivo Periscopio. «La testimonianza dei prigionieri del Coronda è un contributo al riscatto della memoria collettiva che respira nascosta sotto l’amnesia imposta», scrisse Eduardo Galeano

A quasi vent’anni dalla pubblicazione in lingua spagnola arriva la traduzione del libro redatto da alcuni degli ex carcerati sopravvissuti e riuniti nel Collettivo Periscopio. «La testimonianza dei prigionieri del Coronda è un contributo al riscatto della memoria collettiva che respira nascosta sotto l’amnesia imposta», scrisse Eduardo Galeano recensendo la prima edizione del volume

 

A quasi vent’anni dalla pubblicazione di Del otro lado de la mirilla («Dall’altro lato dello spioncino») è in via di distribuzione la sua versione in italiano ribattezzata Grand Hotel Coronda, racconti di prigionieri politici sotto la dittatura argentina (1974-1979). Un libro che, come scrive nell’introduzione don Luigi Ciotti, «costituisce un atto di grande generosità della memoria… che è una scelta, un cammino, un dono. Le narrazioni che contiene «mostrano un duro vissuto non solo per l’ingiustizia di una detenzione con torture fisiche e psicologiche, ma anche per il sentimento di una sospensione della propria vita», aggiunge il presidente dell’Associazione Libera.

Al testo di don Ciotti si somma la prefazione del Nobel per la Pace argentino Adolfo Perez Esquivel e un commento del brasiliano Leonardo Boff, fra i padri della Teologia della Liberazione latinoamericana, che parla di «imprescindibile testo». Molto più che un semplice «libro storico».

«PIÙ CHE UN PROGETTO editoriale, abbiamo concepito Grand Hotel Coronda come una proposta di educazione e sensibilizzazione in particolare delle nuove generazioni per affrontare le sfide globali e rinforzare la solidarietà fra i popoli», sottolinea il ricercatore italiano Enrico Vagnoni (ex cooperante in Argentina) coordinatore dell’équipe che ha reso possibile l’uscita in Italia del volume, edito da Albatros (euro 17,50).

Alcuni degli ex carcerati sopravvissuti e autori del libro, riuniti nel Collettivo Periscopio, sono ora impegnati in un lungo tour nel nostro Paese: Grand Hotel Coronda sarà presentato in sedi comunali, centri culturali e sindacali di Parma, Bologna, Pavia, Livorno, Firenze, in Sardegna, oltre che (il 4 ottobre) alla Casa Argentina di Roma.

«SIAMO CONVINTI che la memoria sia la componente centrale dell’identità di un popolo; non è possibile costruire una società democratica sulla base dell’oblio, del negazionismo e dell’impunità», spiega il presidente del collettivo, Augusto Saro.
Ed è proprio l’esperienza del Periscopio, iniziata con il testo di un libro, ad essersi trasformata in denuncia e attore giuridico che ha portato (pur tardivamente, nel 2018) alla «riparatoria» condanna a 22 e 17 anni per crimini contro l’umanità dei due comandanti della Gendarmería Nacional argentina che erano a capo del Coronda. Un pezzo di giustizia è stata così fatta per gli infiniti crimini di una dittatura civile e militare che voleva eliminare ogni forma di opposizione: con centinaia di morti, trentamila desaparecidos, diecimila detenuti politici e migliaia di esiliati.

«La testimonianza dei prigionieri del Coronda è un contributo al riscatto della memoria collettiva che respira nascosta sotto l’amnesia imposta», così l’illustre collaboratore uruguayano del manifesto, Eduardo Galeano, oggi scomparso, ebbe modo di recensire a suo tempo la versione originale in castigliano del libro, intitolata, come detto, Del otro lado de la mirilla.

* Fonte/autore: Gianni Beretta, Sergio Ferrar, il manifesto

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