Golpe in Cile. I Chicago Boys colonizzano l’America latina

1973-2023. In Cile e Argentina la genesi del neoliberismo che ancora oggi è l’ideologia dominante degli organismi internazionale di controllo economico

1973-2023. In Cile e Argentina la genesi del neoliberismo che ancora oggi è l’ideologia dominante degli organismi internazionale di controllo economico

 

Ogni origine porta in sé un groviglio di significati, in questo caso il contesto in cui nasce il neoliberismo è legato alle più sanguinarie dittature del ventesimo secolo. Prima il Cile nel 1973 e poi l’Argentina nel 1976 furono veri e propri «laboratori» in cui fu collaudato il progetto elaborato a Chicago da Milton Friedman. Si è voluto sperimentare il modello dell’esclusione economica e sociale in condizioni estreme, cioè, senza partiti politici, senza parlamento, senza sindacati e con la stampa azzittita. Il silenzio dei morti, dei desaparecidos, dei sequestrati e dei migliaia di detenuti garantiva la lineare applicazione della proposta. Il progetto, presentato ai militari cileni prima ancora del golpe, si trovava sulla scrivania di tutti i funzionari delle Forze armate con incarichi di governo il giorno dopo il colpo di stato. La «bibbia neoliberista» era stata stampata e distribuita dai Chicago boys, che dopo anni di collaborazione con l’Università Cattolica di Santiago del Cile, passavano all’azione.

Le dittature militari del Cile e dell’Argentina, oltre all’atrocità della violenza con la che si sono imposte, non avevano solo la finalità di annientare ogni forma reale o immaginaria di contestazione, mezzo secolo dopo possiamo affermare con certezza che la violenza serviva a imporre un modello economico e sociale che sarebbe diventato globale. Per capire l’importanza epocale dell’evento bisogna fare ancora un passo indietro. Nel 1944, con gli Accordi di Bretton Wodds, un importante gruppo di paesi stabiliscono il dollaro come moneta per le transazioni internazionali, l’affidabilità della divisa era legata alla golden standard, per cui il valore nominale della carta moneta era fisso e garantito dalla Federal Reserve degli Usa. Nel 1971, dopo gli anni del boom economico, Richard Nixon decide unilateralmente di sospendere la convertibilità del dollaro in oro mettendo fine agli Accordi e lasciando il sistema economico globale senza un parametro sicuro per regolare gli scambi. Era finita un’epoca e iniziava un periodo d’instabilità dal quale non siamo ancora usciti.

Karl Polanyi lo aveva già avvertito riferendosi alla crisi degli anni ‘30: «Per gli economisti liberali la base aurea era un’istituzione puramente economica, essi rifiutavano anche di considerarla come parte di un meccanismo sociale. Avvenne così che i paesi democratici furono gli ultimi a rendersi conto della vera natura della catastrofe».

Per gli Stati Uniti diventa necessario trovare un sistema monetario solido in grado di garantire la sicurezza nelle transazioni internazionali al posto del golden standard. I regimi autoritari sudamericani rappresentano un’occasione unica per mettere in atto le misure draconiane proposte da Friedman.

Le riforme imposte in Cile e poi in Argentina non sono molto diverse da quelle che oggi propongono gli organismi finanziari internazionali: tagli fiscali, abbassamento delle tariffe doganali, privatizzazione di servizi, aziende e banche, distruzione dello stato sociale e infine deregulation, per «liberare» l’economia e rendere il Paese più appetibile alla finanza globale. La controrivoluzione monetarista collaudata era pronta per diventare modello globale e sbarcava nel 1979 negli Stati Uniti con Ronald Reagan e nel 1980 nel Regno Unito con Margaret Thatcher.

Mezzo secolo dopo l’indice di Gini ci dice che il mondo è diventato più disuguale, la distanza tra ricchi e poveri è arretrata di un secolo, siamo come nel 1923. I danni del darwinismo sociale sono oggi quotidianamente alla vista di tutti, la violenza del più forte prevale in ogni ambito, fino a quando?

* Fonte/autore: Claudio Tognonato, il manifesto

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