«Visto censura»: un libro che in 79 lettere e 7 documenti inediti racconta i prigionieri particolari, terroristi e fautori della lotta armata
Terrorismo, anni di piombo, lotta armata. Storia dell’Italia che qualcuno vuol far combaciare soltanto con le sentenze dei tribunali, mentre – al di là degli archivi di accademici e politici di professione – continuano ad affiorare documenti originali.
È IL CASO DEL VOLUME appena pubblicato dalla bolognese Bébert Edizioni (pp. 29, euro 18): Visto censura. Lettere di prigionieri politici in Italia (1975-1986). Materiale scaturito da fondi privati: ordinato, scansionato, «riletto», catalogato. Si tratta di 79 lettere e 7 documenti inediti frutto di un lavoro durato anni. Sono divisi in quattro capitoli: affettività, carcere, politica e documenti. Appartengono ai «prigionieri politici», per lo più delle Brigate Rosse rinchiusi per decenni spesso in carceri speciali come Palmi e Voghera.
Fin dall’introduzione, l’approccio viene dichiarato e offerto alla lettura che può essere alimentata dalla curiosità per la corrispondenza «militante», e non solo: «Comprendere il fenomeno politico e armato a 40 anni di distanza è necessario per riuscire ad analizzare un magmatico momento storico che si vuole liquidare in maniera dicotomica… Abbiamo provato a costruire un piccolo tassello attraverso le storie dei protagonisti che direttamente hanno vissuto la lotta armata, la reclusione, le carceri speciali, le rivolte e gli scioperi della fame».
Visto censura restituisce a stampa proprio tutto. La «toponomastica» delle celle all’Asinara nell’estate 1977 oppure i versi da Pianosa nella primavera 1984; i saluti in classico stile Br e i «baci bacini da dividere equamente in famiglia». Corrispondenza d’epoca: lettere sottoposte a lettura preventiva, telegrammi più o meno urgenti, informazioni strettamente affettive. E «analisi di fase», ispirate dalla scelta di militare, da rivoluzionari di professione, nel partito armato.
MATERIALE MESSO a disposizione anche da Vincenzo Solli, animatore della rivista Soffione Bora (Lu) Cifero, e prezioso nello sguardo analitico dei saggi introduttivi. Lorenzo De Sabbata (dottorando del Centre de Recherche Historique de l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi) parte dalla foto scattata all’inizio di marzo del 1972 a Idalgo Macchiarini, dirigente della Sit-Siemens: è il debutto del «mordi e fuggi» delle Brigate Rosse destinato a culminare con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Simone Santorso (docente di Criminologia all’Università di Hull) rilegge, invece, la parabola della lotta armata alla luce delle riforme carcerarie abbinate al «sistema speciale», istituito dal decreto 450 del 12 maggio 1977 con i primi cinque istituti di massima sicurezza (Cuneo, Fossombrone, Trani, Favignana e Asinara) per un migliaio di detenuti. Infine, Giulia Fabini (dottore di ricerca in Law and Society all’Università di Milano e collaboratrice in Criminologia a Bologna) esplora il corpo delle donne in carcere proprio a partire dalla condizione «speciale» dell’altra metà del partito armato, alle prese con la detenzione «tradizionale» che negava ogni aspetto politico.
«VISTO CENSURA» si chiude con un indispensabile glossario che aiuta a districarsi fra le sigle delle organizzazioni, il linguaggio giuridico e il gergo carcerario. La qualità del lavoro di ricerca e della documentazione originale prodotti da Bébert Edizioni è fuori discussione: si tratta di un volume che colma un vuoto. Non solo a beneficio degli storici, ma anche di chi voglia provare a misurarsi con le voci dei protagonisti di quella stagione ormai archiviata.
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