Il sindaco Beppe Sala sconfessa l’assessore Rozza: Niente equiparazione tra partigiani e repubblichini

Beppe Sala ha ribadito ieri la scelta di non deporre una corona del Comune al campo 10 del cimitero Maggiore in cui riposano i repubblichini caduti

In un post il sindaco di Milano ribadisce la sua linea. Crisi rientrata con l’Anpi: “Non si cancella la storia”

MILANO. Aveva detto «mai più». Ed è questo che Beppe Sala è tornato a ribadire. Nessuna «ambiguità». Nessuna «confusione » tra la «pietà che è per tutti» e «il giudizio sul valore delle scelte compiute da ciascuno ».

E soprattutto: «Nessuna corona al Campo 10». Parole decise, quelle del sindaco di Milano, per mettere fine alle polemiche create dalla proposta della sua assessora alla Sicurezza, la dem Carmela Rozza, che per il 2 novembre avrebbe voluto, in nome della «pacificazione » e, appunto, della «pietas per i morti», mettere “un’unica corona» per tutti i caduti del cimitero Maggiore della città. Tutti. Sia coloro che hanno combattuto per la Liberazione e riposano al Campo della Gloria, sia i repubblichini che sono sepolti al Campo 10.

Quando Carmela Rozza ha avanzato la sua proposta al termine di una riunione di giunta, lui non c’era. Era a Lima per una missione che ha assegnato la sessione del Cio del 2019 a Milano. Una festa, insomma. Oscurata almeno in parte dal dibattito riaperto ancora una volta — e per di più riacceso dall’uscita di una sua assessora — sul ricordo del 2 novembre.

Un’idea, della corona unica, che è stata respinta con «sconcerto » dai partigiani dell’Anpi, bollata come «offensiva» dall’associazione dei deportati dell’Aned, che ha spaccato la stessa giunta milanese e fatto insorgere la sinistra della coalizione. Ma che, adesso, appena rientrato in Europa, il sindaco archivia. «Non vedo nessun buon motivo per cambiare idea rispetto alla riflessione che avevo già fatto, in maniera approfondita, un anno fa», dice.

Tradotto, non si aggiungerà nessun gesto unificatore e, semmai, rompendo una «tradizione » che dura da 25 anni, il Comune non invierà nessun fiore al Campo 10.

È sempre accaduto. Anche se Giuliano Pisapia, a differenza dei suoi predecessori Gabriele Albertini e Letizia Moratti che si recavano in questo pezzo di cimitero togliendosi la fascia tricolore, non è mai andato. Una storia nella storia. Per un luogo della discordia diventato sempre più un teatro nero e, dove, non più tardi dello scorso aprile, nonostante il divieto della prefettura, un centinaio di estremisti di destra hanno inscenato un saluto romano di gruppo.

E la pietà per i morti? «Voglio ricordare che all’ingresso del cimitero di Musocco l’amministrazione depone già una corona a suffragio di tutti i defunti », dice Sala. Ma senza nessun riferimento specifico a partigiani e repubblichini.

La posizione di Sala fa rientrare la crisi aperta con l’Anpi: «Siamo molto soddisfatti — dice il presidente provinciale, Roberto Cenati — perché il sindaco ha recepito la nostra contrarietà netta nei confronti della proposta dell’assessora Rozza che sostanzialmente avrebbe equiparato chi ha combattuto per la libertà e chi si è schierato con i nazisti. Non è tirando fuori la pietas che si cancella la storia ». Il messaggio del sindaco è condiviso anche da Emanuele Fiano, “padre” della legge contro l’apologia del fascismo, perché «pur nel rispetto dei sentimenti individuali sceglie di non mescolare pietà e tributo storico alle persone».

Fonte: ALESSIA GALLIONE, LA REPUBBLICA

 

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