Marionette satiriche, scarcerati i due burattinai

Titeres

Spagna. Dopo 5 giorni di carcere la stessa procura di Madrid mette fine alla pena detentiva

Dopo 5 giorni in carcere senza contatti con l’esterno, i due «burattinai» accusati di apologia di terrorismo per un cartello satirico contente la parola «Eta» mostrato da un burattino durante uno spettacolo a Madrid, sono stati scarcerati. I due erano finiti in prigione sabato perché un giudice aveva valutato la scritta «Gora Alka-Eta» (viva Alka-Eta) che veniva utilizzata in uno spettacolo di burattini (assieme a una implausibile «polpetta-bomba») per inscenare una falsa accusa a una strega-burattino costituiva reato gravissimo, con possibilità di reiterazione e di fuga degli accusati (di qui la prigione preventiva). Forse al giudice non era piaciuto neanche che il suo alter-ego burattino nello spettacolo finisse impiccato.

Ieri pomeriggio verso le 5, proprio durante le tradizionali celebrazioni del «funerale della sardina», cerimonia con cui in molte città spagnole si sotterrano simbolicamente gli eccessi del carnevale, i due giovani burattinai andalusi sono usciti dalla prigione di Soto del Real, vicino Madrid. La sindaca Manuela Carmena ha parlato di una «buonissima notizia» perché «tutti sentivamo che non dovevano stare in regime di carcere preventivo». Al centro della tempesta di polemiche che si sono abbattute sul comune per l’errore di aver qualificato sulla pagina web dedicata agli eventi organizzati per il carnevale come «per tutti i pubblici» uno spettacolo di «teatro popolare», Carmena ha evitato di difendere esplicitamente gli accusati e ha fatto licenziare in tronco il responsabile della programmazione. Ma fin da sabato si era schierata con chi riteneva la misura cautelare «eccessiva». La sindaca di Barcellona Ada Colau invece ha ribadito ieri che secondo lei si tratta «chiaramente di un attacco alla libertà di espressione».

È stata la stessa pubblica accusa a cambiare di criterio e a chiedere al giudice di revocare la misura preventiva giacché, una volta sequestrato (sabato stesso) tutto il materiale, dopo la rescissione del contratto da parte del Comune e una volta dimostrato che i due non avevano mezzi per sottrarsi alla giustizia, «il rischio di fuga è molto limitato». Ma i due hanno il divieto assoluto di lasciare il paese e dovranno presentarsi in commissariato ogni giorno. Una misura assolutamente eccezionale che non è stata presa né per l’ex tesoriere del Pp Bárcenas, che infatti continua a recarsi regolarmente in Svizzera dove ha i suoi conti in banca, né in casi di pederastia conclamata (l’ultimo di cui parlano i giornali è di questi giorni a Barcellona). Rimangono in piedi le accuse di apologia di terrorismo e di fomentare l’odio: secondo il giudice, la libertà di espressione non può offrire copertura all’ «incitazione diretta alla violenza contro i cittadini in generale o contro determinate razze o credenze».

Ma si sa, anche secondo il Pp oggi come oggi è Eta il vero problema spagnolo. Tanto che il tuttora ministro degli interni Alberto Fernández Díaz ieri, tutto compunto, precisava in un’intervista radiofonica che l’Eta sperava «come acqua in maggio che si formi un governo del Psoe con Podemos e Izquierda Unida sostenuto dal Pnv», il partito nazionalista basco di destra senza il cui appoggio un eventuale governo rosso-viola sarebbe impossibile. Per queste farneticanti affermazioni il Psoe ha chiesto che Fernández Díaz vada a riferire in parlamento.

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