Macao, libero striscione in libero stato

Milano. Il centro sociale di viale Molise è stato “invitato” dalla questura a togliere dalla facciata uno striscione contro il governo turco di Erdogan

MILANO  La Turchia non è ancora entrata in Europa ma sembra molto ben introdotta nella questura di Milano. La vicenda, mentre il governo turco arresta soldati, poliziotti, professori e giornalisti provocando le proteste (timide) di mezza Europa, è surreale ma significativa. Nei giorni scorsi due poliziotti in borghese, Digos, si sono presentati a Macao (nuovo centro per le arti, la cultura e la ricerca) con una proposta che sarebbe impossibile rifiutare. “Togliete quello striscione o vi sgomberiamo”. Una minaccia. Increduli, due ragazzi colti di sorpresa ci sono rimasti male. Sarebbe il primo sgombero della storia provocato dall’esposizione di uno striscione in un centro sociale.

La scritta incriminata è esplicita: “Milano Fashion Week supports the resistance against Erdogan’s fascist government”. Ma a naso, senza entrare nel merito di considerazioni geopolitiche e senza scomodare i diritti dell’uomo e il secolo dei Lumi, ci staremmo aggirando nel campo minato della libertà di pensiero e opinione. A Milano, Italia. Quello striscione, spiegano a Macao, è stato esposto sulla facciata di viale Molise 68 a giugno in seguito a una sfilata di moda il cui ricavato è stato devoluto alla comunità curda. Quel giorno c’era anche la co-presidentessa dell’Hdp Figen Yuksekdag. Il consolato turco non deve aver gradito. Risultato? Da ieri gli striscioni sono due. Quello contro il governo Erdogan e uno nuovo: “Togliete questo striscione o vi sgomberiamo”.

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