Le (ultime) indagini sul rapimento Moro: in via Fani solo le Br

Hanno recuperato la Fiat 130 su cui viaggiava Aldo Moro e tutti i bossoli raccolti sulla scena dell’attentato. Conclusione: a sparare la mattina del rapimento furono solo le Br

Hanno recuperato la Fiat 130 su cui viaggiava Aldo Moro, l’Alfetta della scorta e la 128 Giardinetta usata dai brigatisti per bloccare il mini-corteo; le altre macchine dei terroristi non esistono più. Sono andati a cercare (e trovare) tutti i bossoli raccolti sul luogo dell’agguato, negli archivi dei periti, per fare ulteriori analisi; hanno effettuato nuovi sopralluoghi coi laser-scanner. Conclusione: a sparare sugli agenti che dovevano proteggere il presidente della Democrazia cristiana, la mattina del 16 marzo 1978 in via Mario Fani, furono solo le armi dei militanti delle Brigate rosse, appostati su un unico lato della strada.
I colpi che – ipoteticamente – potevano provenire dall’altra parte (e quindi esplosi da qualche killer al soldo di altre forze, servizi segreti più o meno deviati, o chissà chi altro), non hanno trovato alcun riscontro. Il proiettile nel fianco destro del caposcorta è dovuto alla torsione che fece per proteggere il presidente seduto dietro, visto che un altro sparato dalla stessa mitraglietta ha colpito la parte interna dello sportello destro, e dunque fu esploso da sinistra. A queste conclusioni sono giunti i responsabili della Direzione antiterrorismo della polizia, insieme a quelli della Scientifica, che ieri ne hanno riferito alla nuova commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro. Hanno anche rintracciato e interrogato testimoni quasi 90enni, spulciato carte di vecchie società e svolto accertamenti per verificare che altre auto ritenute «sospette», parcheggiate o arrivate subito dopo in via Fani, o erano di residenti o trasportavano investigatori. Smentite pure le ipotesi su presenze ambigue sul luogo della strage. Insomma, anche alla luce delle ultime, accurate e sofisticate indagini, risulta che a rapire Aldo Moro furono le Br. Solo le Br.
GIOVANNI BIANCONI

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