Erri De Luca assolto, “sabotare” si può dire

No Tav. Il tribunale di Torino fa prevalere l’articolo 21 della Costituzione sul codice Rocco. Il fatto non sussiste come reato. Lo scrittore in aula prima della sentenza: rivendico la mia nobile parola contraria

TORINO. Assolto per­ché il fatto non sus­si­ste. Cade l’accusa di isti­ga­zione a delin­quere per Erri De Luca. E fini­sce così un pro­cesso che non sarebbe mai dovuto ini­ziare che ha visto sul banco degli impu­tati, per un reato d’opinione, lo scrit­tore napo­le­tano, reo di aver soste­nuto in alcune inter­vi­ste che la «Tav va sabotata».

Dopo la let­tura del dispo­si­tivo della sen­tenza da parte del giu­dice mono­cra­tico Imma­co­lata Iade­luca, l’aula gre­mita è esplosa in un applauso. L’autore de Il peso della far­falla è rima­sto quasi impas­si­bile, nascon­dendo la com­mo­zione, poi ha dichia­rato: «Mi sono tro­vato in una lunga sala d’attesa che adesso è finita. Rimane la grande soli­da­rietà delle per­sone che mi hanno soste­nuto qui e in Fran­cia. Ero tran­quillo per­ché avevo fatto il pos­si­bile — ha aggiunto — Que­sta asso­lu­zione riba­di­sce il vigore dell’articolo 21 della costi­tu­zione che garan­ti­sce la più ampia libertà di espressione».

Ieri, nella maxi aula 3 del Pala­giu­sti­zia di Torino, uti­liz­zata per i grandi pro­cessi Thys­sen­Krupp ed Eter­nit, con la sen­tenza di asso­lu­zione l’articolo 21 della Costi­tu­zione ha pre­valso sull’articolo 414 del codice penale fascista.

Prima che la giu­dice si riti­rasse in camera di con­si­glio per quat­tro ore, Erri De Luca aveva letto alcune dichia­ra­zioni spon­ta­nee. «Sarei pre­sente in quest’aula anche se non fossi lo scrit­tore incri­mi­nato. Con­si­dero l’imputazione con­te­stata un espe­ri­mento, il ten­ta­tivo di met­tere a tacere le parole con­tra­rie. Svolgo l’attività di scrit­tore e mi ritengo parte lesa di ogni volontà di cen­sura. Con­fermo la mia con­vin­zione che la linea di sedi­cente alta velo­cità in Val Susa va osta­co­lata, impe­dita e intral­ciata, dun­que sabo­tata per la legit­tima difesa del suolo e dell’aria di una comu­nità minac­ciata. La mia parola con­tra­ria sus­si­ste e sono curioso di sapere se costi­tui­sce reato».

Per le sue dichia­ra­zioni, rite­nute dall’accusa un reato, i pm Anto­nio Rinaudo e Andrea Pada­lino ave­vano chie­sto per l’imputato una con­danna a otto mesi di reclu­sione, in seguito alla denun­cia di Ltf, la società italo-francese che si è occu­pata dal pro­getto e delle opere pre­pa­ra­to­rie della Torino-Lione. L’accusa è caduta. E per il popolo No Tav, che nel pome­rig­gio ha festeg­giato De Luca a Bus­so­leno, si tratta di «un’altra scon­fitta per i pm con l’elmetto». La vit­to­ria «della parola con­tra­ria, più forte delle parole del potere», ha scritto notav?.info.

De Luca ha difeso la legit­ti­mità e nobiltà del verbo sabo­tare. «Sono incri­mi­nato per aver usato il verbo sabo­tare. Lo con­si­dero nobile e demo­cra­tico. «Nobile — ha osser­vato — per­ché pro­nun­ciato e pra­ti­cato da valo­rose figure, come Gan­dhi e Man­dela, con enormi risul­tati poli­tici. Demo­cra­tico per­ché appar­tiene fin dall’origine al movi­mento ope­raio e alle sue lotte. Per esem­pio — ha soste­nuto — uno scio­pero sabota la pro­du­zione». Parole «dirette a inci­dere sull’ordine pub­blico» per la pro­cura di Torino. «Ma io difendo l’uso legit­timo del verbo sabo­tare nel suo signi­fi­cato più effi­cace e ampio», ha affer­mato De Luca, che si è detto dispo­sto per­sino a «subire una con­danna penale per il suo impiego» piut­to­sto che a farsi «cen­su­rare o ridurre la lin­gua italiana».

La giu­dice, assol­vendo lo scrit­tore con for­mula piena, per­ché «il fatto non sus­si­ste», sem­bra avere accolto que­sta tesi.

La poli­tica si è divisa sui social tra chi ha apprez­zato e festeg­giato la deci­sione del Tri­bu­nale (M5s, Sel, Prc, Arci) e chi si invece l’ha for­te­mente cri­ti­cata e si è detto dispia­ciuto se non addi­rit­tura irri­tato dalla sen­tenza: un ampio schie­ra­mento che va dal Pd Ste­fano Espo­sito a Mau­ri­zio Gasparri. Duro l’ex mini­stro Mau­ri­zio Lupi, caduto in seguito a uno scan­dalo sulle «grandi opere» e da sem­pre favo­re­vo­lis­simo alla Torino-Lione: «De Luca non avrà com­messo un reato, ma forse ha fatto di peg­gio, ha con­vinto tanti gio­vani che lan­ciare una molo­tov o pic­chiare un poli­ziotto è un diritto. Non sarà l’assoluzione di un tri­bu­nale a toglier­gli que­sta colpa».

Sod­di­sfatto il legale dello scrit­tore, Gian­luca Vitale: «La sen­tenza riporta le cose al loro posto, si può par­lare anche di Tav. Biso­gna che tutti capi­scano che c’è un limite alla repres­sione, le opi­nioni devono essere lasciate libere. Anche Torino e la Val Susa sono posti normali».

Tal­volta anche l’Italia può essere un paese normale.

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