Sala vs Parisi. Per la coalizione che sostiene Mister Expo si annuncia molto più complicata del previsto la caccia agli astenuti (122.991 voti in meno rispetto al 2011) e agli “arrabbiati” con la coda tra le gambe della sinistra sinistra (17.635 voti)
Nel frattempo comincia a palesarsi una tendenza tra alcuni elettori del Movimento Cinque Stelle disposti a votare centrodestra pur di danneggiare il Pd di Matteo Renzi
MILANO I meno astiosi scuotono la testa, “convincerli sembra impossibile”. Forse sarebbe meglio stare zitti, ammette chi ha cominciato un lento percorso di autocritica. Tanto ognuno decide di testa sua, dice chi ha capito che nessuna forza politica oggi può dare indicazioni di voto senza risultare insultante. Basta livore contro gli astensionisti, predicano i più saggi, ma bisognerebbe scollegarsi dai social. Lì, a sinistra, ci si scanna. Incredibile è la spocchia dei militanti “arancioni” che dopo aver condotto una campagna elettorale disastrosa puntano il dito contro chi non ha votato per loro. L’atteggiamento rischia di provocare un disastro, “cari supporter di Sala andate avanti così e convincerete tutti a non votare” dice Luciano Muhlbauer (il più votato della lista Milano in Comune, che non se la sente di dare indicazioni di voto).
Si sarebbero rimessi “pancia a terra” ma non è vero. Sono in crisi i militanti costretti a sbattersi ancora per Mister Expo. Specialmente gli arancioni di SinistraXMilano, spazzati via dal voto (3,83% con l’appoggio di Pisapia). Dieci giorni sembrano un’eternità. Idee forti non ce ne sono. Volantini al mercato? Uff… C’è il confronto in tv con Stefano Parisi (“ma appena Beppe Sala apre bocca…). Forse girano dei video con alcuni personaggi imploranti. Vip, mmh… e le periferie? Per i sostenitori di Sala si annuncia più complicata del previsto la caccia agli astenuti (122.991 voti in meno rispetto al 2011) e agli “arrabbiati” con la coda tra le gambe della sinistra sinistra (17.635 voti).
Stefano Parisi, invece, ha già messo a punto la strategia. Dopo il faccia a faccia di ieri sera con Beppe Sala su SkyTg 24, l’uomo più in forma del centrodestra italiano ha deciso di restare in tv per sempre, saltando da un canale all’altro. Nel tempo libero, mercati. Luogo dove sembra fuori posto, eppure è proprio lì, in periferia, che il centrosinistra ha accusato il colpo più duro. Anche Sala ha deciso di restare in giro il più possibile, e questa è l’indicazione anche per i suoi assessori dell’ex giunta arancione. Del resto meglio che stia lontano dalla tv, ammette qualcuno sgranando gli occhi davanti al post di Mister Expo che alla domanda di Paolo Mieli “lei cosa farebbe al ballottaggio di Napoli” risponde “voterei scheda bianca” (seguono insulti). Curioso modo per convincere gli elettori di sinistra che bisogna votare lui per sconfiggere la destra: anche De Magistris ha contro la destra, allora come la mettiamo? Tocca smarcarsi dal Pd, lo sanno tutti. Sala no
Soprattutto da Matteo Renzi e dal cosiddetto partito della nazione. “Milano non c’entra con Verdini, dobbiamo essere più efficaci a spiegare che questo timore è infondato”, spiega con delicatezza Pierfrancesco Majorino (Pd), più di 7.500 preferenze e non renziano. Ma al Pd milanese per far tornare il sereno basta vincere anche per una manciata di voti. Di ben altra natura invece sono i tormenti della sinistra dopo l’ennesimo fallimento. Continuano a riunirsi ma visti i dati c’è poco altro da aggiungere. Il cerchio non proprio magico di SinistraXMilano ieri ha deciso di rivedersi venerdì per organizzare l’ultima fase di campagna, è previsto l’intervento di Gad Lerner (mugugni in sala), l’artefice insieme a Giuliano Pisapia della marcia non proprio trionfale del “popolo arancione”. Tra pochi giorni sarà tutto finito, e per molti che ci hanno creduto sarà un sollievo. L’umore sarà pessimo anche alla riunione di Milano in Comune (Basilio Rizzo) che si tiene stasera. Attivisti e candidati sanno che in caso di sconfitta di Sala a sinistra scoppierà la guerra civile, ma la lista non può fare altro che non dare indicazioni di voto. Gli elettori sono divisi. Sarà Rizzo, tra una settimana, a dire “lui” cosa farà. Voterà Sala.
Beppe Sala a parte, è evidente che per molti elettori tormentati il rospo più grosso da ingoiare è il Pd di Matteo Renzi. Anche chi impallidisce all’idea di rivedere La Russa e De Corato a Palazzo Marino in cuor suo sa che a questo punto (della storia) l’argomento è piuttosto popolare. Poi c’è sempre l’incognita a 5 Stelle (52.376 voti), con una parte di elettorato che potrebbe anche decidere di farsi del male per fare del male. “E’ chiaro che molti di quelli che tifano per noi stanno maturando la convinzione che la cosa più importante è danneggiare Renzi”, ammette l’ex candidato sindaco Gianluca Corrado. Deve averlo subodorato anche Renzi. Se perde (anche) Milano non si dimetterà. Sembra un presentimento, molto poco “pancia a terra”.
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