La verita’ dell’ex militante di lotta continua Sergio Segio

Testimone ed artefice di una fase tragica del nostro Paese, Segio racconta gli eventi che hanno colpito la societa’ italiana ‘al cuore’

Roma, 30 dic. – (Adnkronos/Adnkronos Cultura) – Tutto ha inizio dalle fasi dell’arresto a Milano. Sergio Segio, un militante di Lotta Continua che ha scelto di combattere contro lo Stato borghese, viene catturato da un gruppo di carabinieri e poliziotti. L’azione e’ rapida e precisa. In pochi minuti i militari e gli agenti lo circondano senza lasciargli il tempo per difendersi. Gli uomini sbucano dal sottopassaggio della metropolitana e lo caricano su un’automobile comune priva di segnali di riconoscimento. E’ il 15 gennaio del 1983. Proprio in quel periodo Sergio Segio, insieme ad altri ‘militanti rivoluzionari ‘, prepara un assalto al carcere speciale di Fossombrone. Processato, ritenuto colpevole dei reati che gli sono stati contestati, viene condannato a 22 anni di galera. Sara’ l’ultimo militante di Lotta Continua a recuperare la liberta’. Nel libro ”Prima linea”, pubblicato dalla Rizzoli, egli ricostruisce la sua esperienza mettendo in luce gli aspetti piu’ interessanti di una stagione insanguinata e carica di tensioni.

Segio passa alla clandestinita’ in gioventu’. Nel 1974 e’ tra i fondatori del movimento che sara’ chiamato Lotta Continua. La sua attivita’ politica non gli impedisce di proseguire gli studi. Sostiene l’ultimo esame di Filosofia alla Statale malgrado sia gia’ ricercato dalle forze dell’ordine. Il suo obiettivo e’ quello di liberare ”i compagni e le compagne” detenute. Nel 1983, pero’, viene catturato. ”Vedo – scrive nel primo capitolo intitolato ‘La cattura’ – con la coda dell’occhio la canna lunga di un revolver appoggiarsi sulla mia nuca. E’ un attimo. Una decina di uomini mi balzano addosso alle spalle, altri li vedo salire di corsa dalle scale della metropolitana, quattro auto arrivano a tutta velocita’, inchiodano e bloccano l’incrocio, un sincronismo perfetto, sarei quasi ammirato se non fosse che la preda sono io”.

La sua vicenda personale si inscrive nella storia dolorosa degli ‘anni di piombo’. Testimone ed artefice di una fase tragica del nostro Paese, Segio racconta gli eventi che hanno colpito la societa’ italiana ‘al cuore’. Eventi che lasciano una lunga scia di sangue e che culminano con una serie di omicidi eccellenti. Nel libro viene ricordata la morte violenta del commissario Calabresi nel 1972, il sequestro del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro nel 1978 e la strage di piazza Fontana nel 1969. Riconoscendo errori e responsabilita’, Sergio Segio racconta la sua verita’ ”per dovere, per fedelta’, per rispetto”.

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